«Come inizierà il prossimo anno scolastico?», chiede una maestra all’ultimo collegio docenti on line.
«Lo scopriremo solo vivendo», sorride la preside allargando le braccia.
In realtà il Comitato tecnico-scientifico, per garantire quanto più possibile la ripresa della scuola primaria in presenza e in sicurezza, invita ad avvalersi dell’aiuto degli enti locali e fornisce indicazioni. Rivelazione della temperatura corporea a chiunque entri: chi avrà più di 37,5° a casa da scuola per tre giorni. Mappatura e riorganizzazione degli spazi in rapporto al numero di studenti e personale scolastico. Pulizie quotidiane. Dispenser con prodotti igienizzanti per lavarsi le mani. Pasto a scuola con turni o pranzo al sacco. Ricreazione e attività motorie all’esterno. Limitati gli assembramenti nelle aree comuni. Ingressi e uscite scaglionati. Alunni sopra i 6 anni con mascherina, tranne in palestra, a mensa o nelle interrogazioni.
Ma se scuole e comuni non troveranno spazi idonei, come poter dividere le classi? E come saranno seguite? Assumendo nuovi docenti o raddoppiando l’orario di lavoro di ogni docente? O dimezzando le ore di lezione?
I sindacati indicono uno sciopero per chiedono di garantire il rigoroso rispetto del limite di 20 alunni per classe in caso di presenza di allievi con disabilità, oggi spesso disatteso. Di provvedere alla messa in sicurezza e alla manutenzione degli edifici. Di stabilizzare il rapporto di lavoro dei precari. Di aumentare lo stipendio a presidi e docenti. Di avere più investimenti. L’ambizione è che il superamento dell’emergenza segni un rinnovamento della scuola pubblica che si traduca in nuovi investimenti. Il suo personale non può essere l’unica unica risorsa su cui far conto, devono fare la loro anche chi ha la responsabilità di governare l’Italia.
Articolo pubblicato sul del 17 Maggio 2020