Intervento letto nella presentazione comitato PD pro Bonaccini Emilia Romagna 7 idee per il futuro (La scuola) mercoledì 27 novembre
Non vogliamo la Buona Scuola perché, nei fatti, non è così buona; come non si è rivelato buono chi ce la ha venduta. Non vogliamo una scuola con più educatori sottopagati, ma con più docenti assunti. Non vogliamo una scuola con docenti e professori nonni e precari a vita. Chiediamo di potenziare le lingue straniere senza prediligere solo l’inglese: gli alunni di altre nazioni conoscono più di una lingua sin da piccoli. Non vogliamo l’autonomia regionale della scuola, ma in Emilia vogliamo una scuola pubblica, statale, laica, gratuita, libera e solidale; in cui si sta bene insieme; che aiuti i nostri figli e studenti a diventare adulti felici e responsabili. Vogliamo una scuola pubblica emiliana efficace e all’avanguardia come lo è stato in passato e che sia di esempio a tutta la scuola pubblica italiana. Chiediamo che sia eliminato il fondo per i progetti (non servono): chiediamo che siano aumentatele ore delle discipline fondamentali: italiano e matematica. Non vogliamo una scuola meritocratica perché chi parla di merito pensa di essere meritevole e considera gli altri immeritevoli; parlare di meritocrazia è solo un modo nuovo per parlare di aristocrazia; perché l’ideologia meritocratica non è democratica. Chi parla di meritocrazia sostiene che bisogna dare di più a chi se lo merita, senza specificare perché se lo merita. La scuola meritocratica non è la nostra scuola. La nostra scuola è la scuola della Costituzione, dell’articolo 3, che dice di dare di più a chi ne ha più bisogno: solo così avremo una scuola giusta. E’ la scuola del grande novecento pedagogico popolare italiano di Ciari, Malaguzzi, don Milani, Lodi. Chiediamo di eliminare parte di funzioni strumentali e bonus premiale (poco gratificante per chi ne usufruisce e umiliante per chi ne rimane fuori) e di aumentare invece gli stipendi a tutti i docenti italiani che sono i meno pagati d’Europa. Chiediamo di eliminare le prove Invalsi: non hanno alcun valore, in particolare nella scuola primaria; piuttosto ripristiniamo allora l’esame di V nella primaria, anche in forme diverse. Vogliamo una scuola che valuti l’apprendimento, ma tenga conto anche delle emozioni; in cui i nostri figli e studenti imparino a lavorare insieme: perché da grandi lavoreranno insieme, non da soli Vogliamo una scuola proiettata verso il futuro e basato sul metodo delle domande e della ricerca; non su vaghe competenze tra cui non compare neppure la capacità di critica. Chiediamo di potenziare le ore di compresenza perché un docente da solo non basta più di
fronte alle problematiche di ogni classe: Bes, Dsa, Stranieri, Plus dotati e tanti alunni iperattivi che provengono da situazioni familiari disastrose. Se come PD difendiamo la compresenza negli asili più belli del mondo (fino a 5 anni) non possiamo non promuoverla anche dopo i 5 anni. Vogliamo classi meno numerose, massimo con 20 studenti, perché la qualità di una scuola si misura anche dal rapporto numerico tra docenti e studenti. Chiediamo si crei in ogni istituzione scolastica uno sportello socio-psico-pedagogico perché di fronte alle problematiche odierne i docenti sono abbandonati a se stessi. Chiediamo che le scuole vengano fornite di strumenti innovativi e spazi attrezzati.Chiediamo di eliminare i voti dalla scuola primaria: non è possibile esprimere valutazioni sotto forma di numero. Per questo sarebbe meglio tornare al giudizio. Poi occorre
mettersi d’accordo. L’inclusione dei disabili è un’eccellenza italiana: ma solo se abbiamo il numero di docenti di sostegno adeguato alle certificazione degli studenti disabili, non la metà, altrimenti produce razzismo. Non possiamo invocare la solidarietà e il mutuo aiuto solo quando ci sono le disgrazie, e quando non ci sono premere l’acceleratore su una scuola sempre più individualista e in
concorrenza. Occorre educare sempre alla solidarietà e al mutuo aiuto. Vogliamo una scuola in cui i docenti siano preparati e si ricordino di essere stati bambini. Vogliamo una scuola senza paura di sbagliare e senza fretta: neppure di diventare grandi