«Papà, c’è sempre stata la scuola?»
No.
«Quando è nata?”»
Tanto tempo fa.
«Chi l’ha inventata?»
Igor, uno tra i bambini più intelligenti di quel tempo lontano.
«Come?»
Salì al secondo piano della sua casa e, guardando una nuvola a forma di faccia di cane che c’era in cielo, cominciò a gridare.
«Noi nasciamo intelligenti, sappiamo tantissime cose, è vero, però io, così, mi annoio».
“Chi è che si lamenta?”, chiese una voce. Igor si spaventò.
«Chi mi sta parlando?», chiese.
“Sono il Dio dei Bambini. Quale è il tuo problema? Sono qui apposta per risolverlo”.
Igor gli spiegò tutta la faccenda.
“Insomma, cosa vuoi da me? Che faccia diventare tu e tutti i bambini stupidi?”.
«No», rispose Igor. «Voglio che restino intelligenti. Però mi piacerebbe che scoprissero le cose un po’ alla volta e qualcuno gli insegnasse tutti i giorni qualcosa di nuovo».
Si fermò un attimo e poi aggiunse.
«E poi, soprattutto, vorrei che i bambini si potessero incontrare in un posto tutto loro».
“Da soli?”, chiese il Dio dei Bambini.
«Un po’ da soli e un po’ con gli adulti. Però degli adulti che parlano con noi, che ci ascoltano, che ci insegnano quello che vogliono ma che soprattutto ci facciano anche giocare».
Il Dio dei Bambini accontentò Igor e così nacque la scuola. E, insieme alla scuola, nacquero i maestri e le maestre, le bidelle e le lavagne, l’aula informatica e i temperamatite, le gomme e la palestra, i gessi bianchi e quelli colorati, le matite, le biro cancellabili e quelle non cancellabili, le righe e i righelli, le squadre e le palestre, le recite di Natale e le foto di classe, i quaderni a quadretti e i quaderni a righe, le feste di fine anno e la LIM, che vuol dire lavagna multimediale interattiva.
«Ma prima che nascesse la scuola, tutte queste cose non esistevano?»
No.
«E ai bambini e alle bambine piaceva la scuola?»
Certo. Incitati dai loro genitori, i bambini, anche se sapevano già quasi tutto, cominciarono ad andare allegramente a scuola, cioè in quella casa fatta apposta per loro. Per imparare ma soprattutto per stare insieme tra loro e per divertirsi. E ci vanno anche adesso.
«Però, papà, posso dirti una cosa?»
Dilla. «Certi giorni si annoiano anche a scuola».
Giuseppe Caliceti – insegnante e scrittore
(racconto tratto da “Miti bambini” – Bompiani 2017)