“Dunque ce l’abbiamo fatta”, scrive su Facebook l’assessore Raffaella Curioni. “#Cross vol.1 è stato un grande successo. Una serata di talento innanzitutto. Una serata di grandi artisti. E Reggio Emilia ha risposto. Eravamo in tanti ieri sera ai Chiostri San Domenico. Li abbiamo contati. Erano centinaia”. E aggiunge: “A gennaio e febbraio chiudiamo i Chiostri per lavori di adeguamento degli impianti. A marzo si riapre. E il 20 luglio 2019, ad un anno esatto dal primo evento ai Chiostri, ci sarà #Cross vol.2. Intanto, a febbraio, il 16 inauguriamo la SD Factory (ex Officina delle Arti) State con noi”.
Avendo partecipato anche io all’evento, non aggiungo un giudizio, ma solo qualche considerazione generale, Riprendendo le parole di Andrea Canova, uno degli organizzatori che ha saputo tenere tutto quanto insieme: “Insomma sì, un primo passo verso il ritorno alla fine è stato fatto. Reggio Emilia è anche questo, da moltissimo tempo, nonostante tutti i poderosi tentativi di cancellazione. Un tocco, lieve, di memoria, forse di nostalgia. No, non nostalgia, che dico. Un rendere omaggio: Renzo Bonazzi, a Cross, si sarebbe sentito a casa. Grazie a tutti gli artisti che l’hanno reso possibile”.
E’ certo che l’ex sindaco Renzo Bonazzi si sarebbe sentito a casa. Il suo non è un nome a caso: i suoi anni di governo della città sono ancora considerati da tanti reggiani come i più luminosi, coraggiosi, ricchi di iniziative culturali e sociali di rilievo nazionale e internazionale.
Un altro nome è stato spesso evocato da più di un artista presente ai chiostri: quello del poeta e avvocato patafisico Corrado Costa, grande amico e collaboratore, insieme a tanti altri, di Renzo Bonazzi e di sua moglie Marisa.
Sono certamente loro due dei capisaldi della cosiddetta “tradizione del nuovo” che rappresenta, attraverso la sua vocazione alla contemporaneità, alla sperimentazione e al rapporto forte tra estetico e sociale una delle identità più forte del nostro territorio.
Ma cosa è avvenuto venerdì sera in città di inedito?
Che a Reggio non avveniva da anni?
Una cosa semplice, in realtà.
Quale?
Per una volta non si è parlato di cultura e spettacolo solo misurando quanti reggiani sono o non sono stati spettatori più o meno passivi di un evento culturale o di un artista portato in città – così, da tempo, anche da noi si misura la riuscita o il successo di un evento culturale: come fa l’auditel con un qualsiasi programma tv….
Ma lo si è fatto, prima di tutto, guardando in faccia trenta realtà che operano in questo settore nella nostra città.
Perché più di tante dichiarazioni d’intento e numero di paganti/partecipanti, è quello che si fa, che si produce, anche dal punto di vista artistico, sociale, culturale, che spesso ci dice meglio e di più di tanto altro, ciò che si è.
Concludo con una citazione dell’amico e maestro Corrado Costa: “La cultura non si compra, si inventa. Altrimenti non è cultura, ma qualcos’altro di cui adesso non ricordo il nome”.