Dopo i Sumeri, abbiamo studiato i babilonesi. Mi dite cosa ricordate?
«Io il video che abbiamo visto su Hammurabi. Bellissimo».
«Loro si chiamavano così perché la loro capitale era una città che si chiamava Bailonia, allora loro si chiamavano Babilonesi. Come noi che la capitale è Roma e ci chiamiamo… Anzi, no».
«Loro vivevano, come popolo, come civiltà, nello stesso posto dove prima vivevano i Sumeri. Infatti glielo hanno rubato, quel posto. Loro hanno visto che era un bel posto e li hanno combattuti e hanno vinto contro i Sumeri e sono andati a vivere lì nel loro posto: tra i fiumi Tigri e Eufrate. Che poi adesso è a sud della Turchia di adesso».
«Volevano quella terra perché c’erano i fiumi e quindi era fertile, era una terra ricca, dove si viveva bene, dove crescevano tante piante da mangiare e da dare da mangiare agli animali».
«Intorno al 1800 o al 2000 a.C. che vuol dire prima della nascita di Gesù, i Sumeri sono stati sconfitti da Hammurabi che era un re molto potente che riuscì a vincerli e a comandare tutte le città e anche a mettere d’accordo tra di loro».
«I Babilonesi erano un po’ come i nuovi Sumeri. Cioè, erano sempre i Sumeri, però adesso si chiamavano Babilonesi perché c’era questo re che si chiamava Hammurabi e aveva costruito la città di Babilonia».
«I babilonesi hanno inventato i giardini pensili, cioè quelli che ci sono non a terra, ma sulle case, sui balconi e sui tetti delle case».
Ricordate cosa è il Codice di Hammurabi?
«E’ un libro con le leggi. Però non di carta, non è un libro di carta, perché allora non scrivevano sulla carta, i Babilonesi. Nessuno aveva ancora inventato la carta. Infatti anche i Sumeri, prima dei Babilonesi, scrivevano su delle tavolette di argilla, che è una terra morbida, come una spiaggia bagnata di quando vai al mare e fai dei disegni con un bastoncino sulla sabbia bagnata».
«Lui, Hammurabi, è stato il primo avvocato perché ha fatto le leggi. Ne ha fatto 282, non solo dieci come i dieci comandamenti».
«Perciò vuol dire che sapeva contare anche molto bene: almeno fino a 282!».
«Lui le ha scritte su una stele: un blocco di pietra liscio dove ci scrivi sopra con lo scalpello».
«La stele è una roccia».
«Hammurabi non era un avvocato, era un re: era il re dei Babilonesi».
«Lui ha scritto le leggi così nessuno se le dimenticava che c’erano, anche se non so bene se loro sapevano tutti leggere, non mi sembra».
«Noi abbiamo visto che la stele di Hammurabi è nel museo di Parigi. L’abbiamo vista nel video».
«Ha fatto scrivere le leggi sulla piatra così nessuno del suo popolo poteva fare quello che voleva e dire che le leggi non c’erano perché non erano scritte da nessuna parte. Se le aveva scritte, adesso c’erano di più».
Cosa sono le leggi?
«Sono delle regole».
«Sono delle frasi che dicono cosa devi fare e cosa devi non fare. Dicono i diritti e i doveri».
«Sono delle leggi su cosa fare, su come comportarsi».
«Sono come le regole della nostra classe».
«Sono quelle che dicono le punizioni se tu non ubbidisci alle regole».
«Le regole per me sono dei consigli».
«Sono degli insegnamenti che tutti devono seguire, devono rispettare, altrimenti, come in auto, per esempio, se tu passi con il rosso, dopo tu ritirano la patente e non puoi più guidare l’automobile ma andare a piedi o in bicicletta».
«Le gessi sono come le regole dei giochi che se tu a calcio non le rispetti, per esempio tocchi la palla con le mani anche se non la puoi toccare con le mani, dopo è punizione per l’altra squadra e se tu tocchi la palla con la mano in aerea di rigore, nella tua area, dopo è rigore per l’altra squadra».
Ricordate alcune leggi del Codice di Hammurabi?
«Sì! Io! Se un uomo libero cava un occhio a un altro uomo libero, gli si dovrà cavare un occhio».
«Che schifo!».
«Se invece un uomo libero cava un occhio a uno schiavo altrui, dovrà pagare metà del suo prezzo. Questo perché non tutti gli uomini erano considerati uguali come importanza, gli schiavi erano considerati quasi come animali. Anzi, proprio come animali. Se facevi male a uno schiavo non era grave come se facevi male a un uomo che non era schiavo. Questa è un’ingiustizia».
(il Manifesto – 25 Gennaio 2018)