In queste settimane abbiamo studiato cosa sono e come si fanno i riassunti e ci siamo esercitati tanto, sia in gruppo sia da soli. Mi ripetete con parole vostre cosa è un riassunto?
«Un riassunto è un accorciamento».
«È facile, è come una sottrazione. Per esempio, se tu devi scrivere un testo sul quaderno, all’inizio la pagina è bianca e tu, per scriverlo, devi scrivere prima una parola, poi un’altra parola, poi una riga, poi tante righe, poi una pagina, eccetera. Invece per fare un riassunto è il contrario: prima devi leggere e dopo devi scrivere. Però non devi ricopiare tutto, ma solo un po’. Devi riassumere, insomma».
«Ma perché è una sottrazione?».
«Perché devi togliere delle parole, non devi metterle tutte. Per esempio, se un racconto è di quattro pagine e tu fai un riassunto di sei pagine, hai sbagliato. Perché il riassunto deve essere più corto, non più lungo».
«Per me riassumere vuol dire con poche parole quello che uno ha detto con tante parole. Però deve dire la stessa cosa».
«Sì, la stessa cosa, non un’altra, questo è logico».
«Per esempio puoi scrivere in breve una favola o un racconto. Cioè con meno parole».
«Per me riassumere vuol dire solo le cose importanti, non quelle meno importanti che si possono anche non dire e, soprattutto, non scrivere».
«A me i riassunti piacciono perché si scrive meno. Però non li so fare bene».
«Per me riassumere vuol dire non perdere tempo quando si racconta una storia».
Mi dite le regole che abbiamo scritto per fare un bel riassunto?
«Bisogna scrivere il riassunto in terza persona, non in prima persona o in altre persone».
«Le descrizioni, nel riassunto, non ci devono essere tanto. Cioè, sono un po’ una perdita di tempo e allora non si mettono».
«Anche gli elenchi non si mettono: per esempio, se nel racconto c’è la descrizione di tutti i vestiti che una ragazza ha nel suo armadio, che possono essere anche venti o trenta, non si scrivono tutti venti o trenta, non importa scriverli, anzi, se li scrivi sbagli, nel fare il riassunto. Devi solo scrivere che nell’armadio della ragazza c’erano tanti “vestiti” senza fare tutto l’elenco».
«Poi devi usare il tempo presente così nei verbi è più facile che fai meno errori».
«Se c’è il discorso diretto, nel riassunto non può esserci il discorso diretto, ma solo quello indiretto. Perciò bisogna trasformarlo con le paroline magiche da diretto a indiretto. Insomma, non ci vogliono le virgolette del discorso diretto».
«Poi se c’è una sequenza narrativa, bisogna… Bisogna restringerla».
«L’abbiamo già detto, questo».
«Anche una riflessione… Scusa, anche una sequenza riflessiva, cioè di un pensiero, bisogna riassumerla molto».
«Io dicevo “restringere” ma volevo dire “riassumere”, che poi è la stessa cosa: scriverlo con poche parole».
«Per me bisogna anche non mettere troppi aggettivi perché se li metti…. Insomma, perché non sono molto importanti, per me, gli aggettivi».
Fare un bel riassunto sembra facile, ma in realtà ci siamo accorti che è molto difficile. Mi spiegate quali sono le difficoltà principali che trovate?
«Il discorso diretto. Quando dal discorso diretto devi fare il discorso indiretto. Perché mi sbaglio sempre».
«Per me è facile ma…. C’è una cosa sola difficile: sapere quali sono le cose da mettere nel riassunto e quali no. Io non lo so mai. Le cose più importanti».
«Anche per me fare il riassunto è facile e anche bello, perché è come se devi fare delle sottrazioni e a me le sottrazioni piacciono. Io per farlo sottolineo con la matita solo le frasi più importanti e dopo… Non le ricopio, ma quasi. Non è difficile».
«Anche per me la cosa più difficile è capire quali sono le cose più importanti».
«Per me… Per me se fai delle frasi corte, il riassunto viene meglio».
«Io mi sbaglio con il tempo dei verbi perché delle volte… Cioè, quasi a me vengono i tempi passati, non presente e futuro. Io mi trovo meglio nei tempi passati, faccio meno errori coi tempi passati». “Una difficoltà può essere che tu scrivi troppo poco e allora non si capisce la storia di cui hai fatto il riassunto. Una volta a me è capitato e ho dovuto rifare tutto il riassunto da capo».
«A me… Per me è difficile. Non so perché. Non so cosa scrivere».
(il Manifesto – 28 Dicembre 2017)