Mi spiegate con parole vostre come si fa a scrivere un’insalata di favole?
«Per prima cosa bisogna sapere le favole tipo Cappuccetto Rosso o Cenerentola e Biancaneve e tutte le altre favole che uno conosce, poi bisogna mischiare». «Si può dire anche macedonia di favole perché la macedonia è fatta da tanti pezzetti di frutta e la macedonia di fragole è fatta allora di tanti pezzetti di favole». «Però devono essere delle favole conosciute da tutti, altrimenti la macedonia o l’insalata di storie non viene male». «Di favole, non di storie». «Bisogna prendere solo un pezzetti di favola e dopo unirla a un’altra di un’altra favola». «Le favole sono tutte diverse, ma se ne prendo un pezzo e lo unisci a un altro, dopo salta fuori un’altra storia più strana e dopo inizia a saltar fuori l’insalata di favola». «Bisogna che ci sono i personaggi diversi delle favole diverse che si uniscono, si incontrano, fanno delle cose tra di loro. Tipo quelle che non fanno mai, che non ci sono veramente nelle favole. Tipo i tre porcellini non incontrano mai il principe azzurro e invece tu immagini che i tre porcellini incontrano il principe azzurro e poi fai un discorso diretto e guardi cosa dicono o cosa fanno adesso che si incontrano, dove vanno, dove vogliono andare.
Avete realizzato le vostre insalate di favole. Poi le abbiamo lette tutte insieme un po’ alla volta. Mi dite i punti più divertenti? Quelli che vi sono piaciuti e vi hanno colpito di più?
«A me è piaciuto quando c’era i sette porcellini invece che i sette nani e facevano sette case di materiale diverso». «C’erano sette porcellini e solo tre nani di Biancaneve, cioè si erano scambiati il numero e allora faceva ridere». «A me piaceva quando in una storia c’era Biancaneve che si era trasformata in una strega e chiedeva al suo specchio chi era la più bella del reame ma non era lei, era un’altra che si chiamava Paperonzola». «Per me un punto divertente di una storia che ho sentito leggere è stato quando zio Paperino si fidanzava con la Bella Addormentata». «A me ha fatto ridere quando il principe azzurro si era innamorato dello specchio magico e chiedeva sempre chi era il più bello del reame, che poi il reame sarebbe un Paese, sarebbe il paese dei principi e delle principesse, il paese delle fate». «A me è piaciuto il punto quando i tre porcellini fanno la casa non ognuno per sé, ma tutti una casa sola, dove abitano in tre, una casa di cemento e mattoni, così il lupo quando aveva soffiato non era riuscito a distruggere la casa». «A me ha fatto ridere quando il principe azzurro si è innamorato del lupo e il lupo aveva quasi paura del principe perché scappava sempre e il lupo lo inseguiva». «A me quando il principe ha baciato il rospo e dopo il rospo si è trasformato in un lupo invece che in una principessa».
«A me sono piaciute tutte queste storie perché fanno ridere. Perché c’è una confusione che fa ridere. Perché non raccontano le favole proprio come sono veramente, ma in un modo diverso più divertente, più originale». «Io sono felice quando ascolto queste storie perché sono diverse da quelle che sanno tutti e sono molto orgoglioso che le abbiamo inventate qui a scuola io e i miei amici». «Se sono favole simili quelle che sappiamo già, a me piacciano meno perché come favole, quelle favole le conosciamo già. Invece se ci sono delle confusioni, per me sono più belle perché salta fuori una confusione divertente con tutte le cose che vanno in modo diverso da come devono andare». «Sono molte divertito quando raccontiamo delle favole normali, io. Non queste. Anche perché queste favole non sono romantiche come le altre favole che vissero tutti felici e contenti». «Per fare una favola divertente per me bisogna cambiare delle piccole cose della trama e dei personaggi, che loro fanno delle cose diverse da quelle che fanno di solito, allora tu ti stupisci e delle volte ti viene anche da ridere». «Seconde me per fare una insalata di favole divertente ci vogliono molte favole e molti personaggi, tipi un principe ma anche tante altri personaggi, altrimenti diventano noiose anche le insalate di favole». «A me piace quando nell’insalata di favole ci sono dei personaggi che non si incontrerebbero mai in una sola favola».
(il Manifesto – 29 Febbraio 2024)