Mi raccontate quello che abbiamo studiato in questi giorni sui Fenici?
«I Fenici avevano una fortuna: il territorio dove si trovavano, non aveva pianure da coltivare e c’erano anche molti cedri, su quel territorio. Questa che sembra una sfortuna, invece era una fortuna perché loro sono diventati un popolo di navigatori. Con i cedri, che erano molto resistenti, costruivano delle navi molto resistenti e molto lunghe e così diventarono un popolo di navigatori, di commercianti». «Loro vivono dal 2500 a. C al 500 a. C che dopo sono invasi e sconfitti dagli Assiri. Ma loro non erano un popolo di guerrieri, ma di commercianti. E per fare dei buoni commerci, per trasportare le cose da un posto all’altro, ci vuole la pace e non la guerra»: «Loro erano chiamati «i rossi» perché sapevano fare le tuniche color rosso, color rosso portar, rosso violaceo, grazie ad un mollusco che trovavano in mare».
«Sì loro facevano molte di queste stoffe rosso porpora che a quel tempo erano molto alla moda e loro erano gli unici ad avere»: Subito praticavano l’agricoltura e l’allevamento, ma il territorio era poco adatto, allora sono diventati bravi artigiani e bravi commercianti». «Oltre alla porpora, alla stoffe color porpora, sapevano anche fare il vetro con la pasta di vetro. Loro fondevano il fuoco con la sabbia e con questa pasta di vetro facevano dei bellissimi vasi, orecchini, collane, bracciali». «Per lavorare il vetro usavano anche la tecnica della soffiatura del vetro che si usa anche oggi a Venezia, a Murano». «Il colorante rosso per fare le stoffe color porpora si chiama murice. Era ricavato da un mollusco che popolava le coste della Fenicia. Lo estraevano dalle conchiglie e lo lasciavano in acqua per alcuni giorni e si trasformava da solo in colorante che serviva poi a colorare le stoffe. I tessuti venivano immersi nell’acqua colorata e poi fatti asciugare all’aria».
Chi mi sa dire cosa sono le colonie?
«Le colonie erano dei posti dove arrivavano le navi fenicie per riposarsi un po’, per fare rifornimento, per fare uno scalo, si dice. Soprattutto nei viaggi lungi, bisognava ogni tanto riposarsi in questi posti lungo la riva. Così va a finire che questi posti lungo la riva del mare, piano piano, visto che si fermano sempre delle navi, diventano delle piccole e poi delle grandi città».
«I Fenici non hanno mai avuto uno Stato, ma solo tante città-stato come le loro colonie. In ogni città c’erano un re e dei mercanti che comandavano. Non si facevano mai la guerra tra di loro, queste città-stato, prendevano le decisioni assieme, qualche volta, altre volta no». Sì, gli scali, cioè le colonie, piano piano diventano vere città perché hanno bisogno di porto, magazzini, abitazioni, templi e insomma, come una vera città-stato. Ne sorsero in tutto il mare Mediterraneo, lungo tutte le coste. dalla cartina si può vedere che ce ne sono anche in Italia, in Sardegna e anche in Sicilia, di colonie fenice che poi diventano città che esistono anche oggi. Per esempio Cagliari, Olbia, Palermo, Sulcis», Anche in Spagna a Cadice, Malaga e poi a Tangerà a Creata e a Cipro, tantissime, anche in Africa a Cartagine, che era forse una delle città-stato più importanti».
«A me piace questa cosa che i Fenici sono volevano ingrandirsi facendo le guerre, cioè non avevano neppure l’esercito, ma volevano solo scambiarsi le merci, commerciare, era un modo furbo per ingrandirsi e diventare sempre più ricchi». «Sì, è vero, perché loro volevano andare d’accordo e in pace con tutti. E si dividevano in uomini liberi e schiavi, in cittadini e stranieri».
E sulla religione cosa mi dite? «Erano politeisti. Ogni città-stato aveva i suoi dei, ma ce ne erano due che avevano tutti, i più importanti, si capisce. Uno era Baal, il dio del Sole e signore del Cielo. L’altro era Astarde, la dea della Luna e protettrice della fertilità e della maternità».
Non mi avete detto la scoperta più importante dei Fenici….
«La scrittura fonetica, cioè l’alfabeto fonetico, composto da 22 segni, una scrittura semplice da imparare a scrivere e a leggere. La sapevano parlare tutti i commercianti, non solo gli scriba».
(il Manifesto – 27 Aprile 2023)