Mi dite il lavoro di arte che avete fatto in questi giorni?
«E’ stato un gioco dell’orrore». «Abbiamo visto un quadro. Sì, la figura di un quadro famoso che si intitolo L’urlo. Dove c’è una persona pelata». «Calva, si dice». «Si tiene le mani alzate sulle orecchie perché si vede che è spaventata, che è un persona spaventata. Come se ha visto un mostro. Ma anche lei è un po’ un mostro»». «A me è piaciuto perché mi piacciono le storie e anche i disegni di paura». «Anche a me: gli horror». «Subito tu non ci avevi detto il titolo e noi abbiamo fatto come degli indovinelli per indovinare il titolo, ma nessuno ci è riuscito». «Però non ce l’hai detto subito, ce lo hai detto dopo il titolo». «Dopo abbiamo guardato i colori che c’erano nel disegno. E poi se era un colore sempre uguale o no. Se si notavano le pennellate o no. Perché per fare questo quadro il pittore ha usato un pennello». «A me è piaciuto molto questo lavoro perché non ne potevo più di fare solo dei disegni felici». «Poi abbiamo guardato bene e ci siamo accorti che il signore, la figura, insomma, quello che c’era nel quadro era deformato». «Sì. Era senza capelli e aveva anche il corpo e le braccia e le mani tutte sconvolte». «A me sembra tutte allungate». «Sì, sì, è vero, fanno paura. Anche le braccia allungate. Anche il corpo era come… Era come una cosa leggera che andava di qua e di là». «Era come un fantasma, non una persona vera». «Sì, era deformato. Come quando tu vai al gioco del luna-park dove ci sono gli specchi. Io ci sono andato. Mentre cammini passi davanti a degli specchi e se ti guardi, se guardi dentro a questi specchi, ti accorgi che ti vedi diverso. Per esempio, uno specchio di fa diventare tutto lungo, uno. Un altro specchio ti fa diventare tutto corto, corto. O grasso. O tante altre cose».
Ricordate quando vi ho chiesto cosa faceva la persona che c’era nel quadro?
«Sì. Io ho detto che aveva paura. Perché si vedeva anche dagli occhi». «Per me stava scappando via». «Per me aveva anche gli occhi deformi perché era spaventato». «Aveva visto un mostro. Oppure erano due mostri che si erano incontrati e lui si era spaventato». «Per me no, lui camminava veloce perché dietro c’erano delle persone che lo inseguivano sul ponte». «Per me era stranissimo perché c’era il punte, ma l’acqua sotto il ponte non si vede». «Io, quando lo ho visto, questo quadro, mi ha fatto paura anche a me». «Quella persona per me era impaurita e soffriva. Sì, stava male». «Dopo abbiamo indovinato che lui urlava». «Non si capisce bene se è un maschio o una femmina». «No, si capisce. Un maschio. Un maschio che urla».
Poi vi ho chiesto cosa pensavate guardando quel dipinto…. Vi ricordate cosa…. ?
«Io pensavo che c’era un film dell’orrore e quello era un manifesto di quel film». «Per me c’erano due amici che camminavano insieme e parlavano, mentre davanti a loro c’era questo pazzo che urlava perché secondo me era ubriaco». «Il sole stava calando, era il tramonto, il sole era rosso sangue». «Poi si è appoggiato a un recinto che era stanco morto». « Il cielo ha come delle strisce che sembrano proprio il sangue». «A me il titolo era venuto in mente, il titolo del quadro, ma avevo paura di dirlo perché non ero sicuro che sbagliavo». «Anche il disegno dell’Urlo che ho fatto io, per me, è abbastanza spaventoso». «A me non è piaciuto questo lavoro perché era troppo spaventoso. Non mi piace neppure il quadro». «A me non sembrava nemmeno che quel quadro lo aveva fatto un pittore vero». «Anche i colori a me fanno paura». «Il rosso mi fa paura perché è come quello del sangue, come quando si fa male». «Noi però non abbiamo fatto il nostro quadro con i pennelli ma con i pastelli». «Per me il viola era l’acqua del fiume che sopra ci passava il ponte. Solo che ha quel colore così scuro che non sembra il colore dell’acqua». «Poi c’è anche il fatto che tutto…. Insomma, è sera, c’è il tramonto, allora… Allora tutti i colori si vedono poco, sono più scuri….» «Io pensavo a cosa si stavano dicendo i due amici che camminavano insieme e se conoscevano quello che stava danti a loro oppure non lo conoscevano».
(il Manifesto – 31 Marzo 2022)