In questi giorni abbiamo studiato l’Homo Sapiens. Mi ripetete con le vostre parole quello che avete capito?
«L’Ho Sapiens era il più intelligente. lo dice anche la parola: Sapiens. Perché è come Sapiente, che poi vuol dire Intelligente. Insomma, era il più furbo di tutti gli uomini primitivi che c’erano stati fino a quel momento». «Anche noi siamo Homo Sapiens». «Lui costruiva degli strumenti sempre migliori, sempre più difficili, usando sempre l pietra, ma non sempre la stessa pietra, ma delle pietre diverse, più o meno dure». «Dei materiali diversi». «Lui usava soprattutto la selce, perché funzionava per fare le schegge». «Usava anche l’osso e il corno degli animali che uccideva per fare degli aghi e delle punte». «Poi c’era anche l’arco, che lo ha inventato l’Homo Sapiens. Che potevano colpire anche animali più lontani, tirando l’arco. Invece con la freccia era più difficile. perché una freccia con l’arco via più lontana». «Così rischiavano anche meno di morire o farsi inseguire dagli animali, perché erano più lontani». «Poi c’era anche il bulino che era un altro utensile, che poi sarebbero gli oggetti che facevano e davano con le mani, che era una specie di punta, di scalpellino per bucare le pelli o anche le ossa». «Con le ossa dei mammut e degli altri animali l’Homo Sapiens faceva anche l’arpione o anche le lenze con i crini di cavallo e poi gli ami sempre di ecco appuntito». «I Sapiens erano bravi a anche a cucire le pelli tra loro e fare dei vestiti. prima non c’erano dei sarti, invece loro sapevano cucire». «Anche l’ago era fatto di osso. Il filo invece era uno dei fili della coda dei cavalli». «I crini».
Però non mi state dicendo ancora come vivevano…
«Vivevamo in gruppo come tutti gli Homo che c’erano stati prima. ma era più intelligenti». «Il loro lavoro era cercare tutto il giorno il cibo per non morire di fame, perché in quei tempi lì c’era traente poco da mangiare». «Però le donne e i bambini raccoglievano i frutti e le radici, perché ci sono anche delle radici che si possono mangiare o dell’erba. Invece i maschi andavano a cacciare in gruppo con le lance e gli archi o anche facendo delle trappole segrete». «Loro vivevano in un gruppo di famiglie insieme che facevano un villaggio ma si poteva chiamare anche clan. Dormivano nelle caverne o si facevano anche delle belle capanne con repelli degli animali uccisi». «Anche i vestiti se li facevano con la pelle degli animali uccisi. Però prima rischiavano la loro pelle. La facevano seccare». «Però loro, i Sapiens, erano sempre nomadi. Nomadi vuol dire che loro non stavano sempre nello stesso posto ma cambiavano posizione. Un po’ come gli zingari che vivono nella roulotte e quando sono stanchi di un posto se ne vanno ad abitare con le roulotte in un altro posto». «Ma non c’erano le roulotte». «Ma era un esempio». «Sì, perché cambiavano posto quando non c’erano più cose da mangiare, o i frutti da raccogliere o gli animali da cacciare». «Poi non lasciavano i morti lì, dove morivano, ma facevano una buca e li seppellivano sotto terra come facciamo adesso anche noi». «Insieme a coltelli, a bicchieri…. Tutte delle cose nella fossa del morti e poi lo ricoprivano di terra perché pensavano che lui, il morto, forse non era morto del tutto, ma andava in un’altra vita, come un Inferno o un Paradiso o un’altra cosa e dopo aveva bisogno di un coltello, di un bicchiere per bere…. Per questo mettevano questi oggetti insieme al morto». «Erano come una tribù». «Sì, infatti c’era un capo che non era il più vecchio, ma il più forte, il guerriero più forte». «Anche i vecchi servivano perché aiutavano ai giovani a cacciare e a lavorare la pietra e gli altri materiali. Invece gli uomini più giovani erano per la caccia». «Poi loro sapevano già accendere il fuoco da soli». «Un po’ avevano imparato anche a parlare come dei bambini piccoli, dei bambini dell’asilo o prima dell’asilo. Sapevano dire già delle piccole parole, come i bambini piccoli che dicono mamma, per esempio». « I Sapiens erano molto intelligenti e facevano anche dei disegni bellissimi. Erano bravissimi. Però disegnavano sulle pietre o nelle caverne perché non avevano la carta».
(il Manifesto – 17 Marzo 2022)