Complimenti! Bravi! Brave! Siete stati molto bravi a imparare la filastrocca a memoria. Perché era molto lunga e…. E quasi tutti l’avete imparata dall’inizio alla fine. Qualcuno me la sa raccontare? Mi dice la storia?
«Perché c’era il Mago Guglielmo, che si scrive con la Gli». «Lui era un Mago ma non gli andava mai bene niente». «Siviglia è una città della Spagna». «Il Mago Guglielmo aveva una bacchetta magica che era un portento, che vuol dire che era molto potente, molto magica. Ma lui aveva un problema: che lui, il Mago Guglielmo, lui non era mail contento». «Infatti Mago Guglielmo non era mai contento e voleva sempre di più di quello che aveva, voleva sempre qualcosa di meglio». Lui viveva a Siviglia, perché anche Siviglia ha la Gli come Guglielmo ha la Gli perché in questa filastrocca dovevi catturare tutte le parole con la Gli e riscriverle in corsivo sul quaderno». «Lui, Guglielmo, viveva lì a Siviglia con un coniglio. Perché anche Coniglio ha la Gli». «Poi un Mago ha sempre un coniglio per fare il trucco del coniglio che esce dal cappello».
Mi dite un po’ delle trasformazioni che faceva questo Mago e di cui però non era mai contento?
«Trasformò il coniglio in un fiore di giglio. Trasformò il un fiore di giglio in un uovo di quaglia. Trasformò l’uovo di quaglia in una tovaglia». «Poi la tovaglia in una giovane moglie. A me questo ha fatto ridere». «Poi trasformò la giovane moglie in due sogliole, che sono due pesci piatti e le due sogliole in uno spicco d’aglio e lo spicchio d’aglio in una bottiglia» «Perché poi lui deve trasformare sempre le cose in altre cose che hanno la Gli. Perché noi abbiamo imparato questa filastrocca per riparare la Gli. Allora la bottiglia, per esempio, si trasforma in una….» «… in una conchiglia. E òa conchiglia in un quadrifoglio». «Nella poesia ci sono molte rime. Poi si ripete quasi sempre la parola, la trasformazione».
«A me la trasformazione che ha fatto che mi piaceva di più è quando ha trasformato il Quadrifoglio in uno Scoglio…. Perché il Quadrifoglio, se lo trovi, dicono che porta fortuna, è vero. Ma è piccolo, il Quadrifoglio. E’ solo un pezzetto d’erba. Invece lo Scoglio è immenso. Come si fa a trasformare un Quadrifoglio in uno Scoglio? È impossibile!» «Ma è sempre per quello che dicevo prima. Lui… Lui si chiamava Guglielmo, che si scrive con la Cli. E allora, per questo, è per questo che lui trasforma una cosa che ha il nome con la Gli in un altra cosa che ha il nome con la Gli». «Infatti». «È vero.» «Ha me è piaciuto quando ha trasformato il Pagliaccio in un Pagliaio. Poi io mi ricordo che il Pagliaio era un grande … Una grande montagna di fieno. E il fieno è l’erba secca che mangiano le macchie quando hanno fame. È l’erba secca. Come l’erba secca». «Invece ha me ha fatto più ridere quando ha trasformato una Foglia in una Figlia».
E il finale non vi è piaciuto?
«A me sì! lo stavo per dire. Quello che mi è piaciuto di più è il finale. Perché alla fine si annoia a fare tutte quelle trasformazioni perché non era mai contento e allora alla fine, dalla noia fa un gran Sbadiglio che mette tutto il mondo in Subbuglio, che vuol dire….» «In confusione». «Sì, come un tornado». «Però in tutto il mondo». «Per me il Mago Guglielmo doveva accontentarsi prima». «E poi fece un tale sbadiglio i genitori diventarono figli e i figli diventarono genitori dei loro stessi figli. Questa è la cosa che mi è piaciuta di più. Perché sarebbe bellissimo». «No, per me no. Io non vorrei essere la mamma di mia mamma e lei la figlia. A me sta bene così.» «Anche a me».
«Invece io vorrei essere il papà di mio papà per metterlo in punizione se non fa il bravo». «Però la fine non è quella. La fine è che lui, dopo, il Mago Guglielmo, si trasforma in un Coniglio». «A me la filastrocca è piaciuta un po’ sì e un po’ no perché c’erano poche rime». «A me è piaciuta. o farei volentieri la mamma di mia mamma e di mio papà. Però vorrei anche un’altra figlia». «Io non vorrei essere già grande. Preferisco essere bambino come adesso. Mi sembra che da bambino è più divertente». «Da grandi puoi guidare la macchina, però». «era lunga da imparare, però».
(il Manifesto – 23 Dicembre 2021)