Oggi abbiamo fatto un gioco con i nomi…. Chi me lo sa dire?
«Noi…..Noi abbiamo giocato con le parole uguali che però diventano maschi o femmine». «Dei nomi uguali, ma diversi». «Era divertente. E’ stato divertente». «Posso fare un esempio? La pera ama il pero. La mela ama il melo. Perché sembra che sono la stessa cosa, ma non lo sono». «Uno è maschile e uno femminile». «Sì, ma quello non è tutto. Se io dico un cane e una cagnolina, allora era diverso. Invece qui il pero e la pera non è uguale. Perché non sono due cagnolini e neanche due albero. Perché il pero non è un frutto, ma un albero di pere, dove nascono ile pere…. Invece le pere sono proprio le pere, il frutto». «Bella scoperta, quello lo sapevo anche io!» «Io no, non sapeva che l’albero delle per si chiamava pero…» «E come si doveva cimare? Melo?» «O Giovanni?» «Forse si chiamava il Pero Giovanni».
Ma abbiamo scoperto anche un altro caso ancora più particolare…
«La banana il banano?» «Ah, ho capito! Il boa. Che il boa ama la boa. Questo?» «Sì, questo. Perché cambia tutto e non cambia niente. Cioè se dico la boa è quella che è sull’acqua. Ma può essere anche il serpente boa. Allora tu non lo sai e ti chiedi: cosa ? Quella che è come una palla che galleggia sull’acqua oppure è l’altro boa, cioè il serpente? Te lo chiedi anche dieci volte e non lo saprai mai. Allora, per saperlo, devi dire, devi chiederti: il boa o la boa? Perché se è il, il boa, allora è il serpente. Invece se è la, la boa, non è il serpente». «Ah, ho capito! Tu maestro dicevi la poesia degli amori impossibili! La busta ama il busto. Il pozzo ama la pozzanghera. La gamba ama il gambo». «Sì, dipende dall’articolo. Il pizzo ama la pizza. Il collo ama la colla. Il molo ama» la molla. La noce ama il noce». Oppure la botte ama il botto, cioè lo scoppio. La pesca ama il pesco. La testa ama il testo, cioè il testo scritto che scriviamo sul quaderno». «Per me sono molto divertenti queste parole. Io non pensavo che esistevano parole così». « Il mento ama la menta». «Oppure la mandorla ama il mandorlo. La panna ama il panno. La mamma ama il mammo. L’arco ama l’arca. Il castagno ama ogni castagna. La vela ama il velo. La balena ama l’arcobaleno». «Il muto ama la muta». «Cosa è una muta?» «Il vestito da subacqueo». «Poi.. Poi io so che ci sono altre parole come queste, però non me ricordo tutte».
Perché questa filastrocca si chiama amori impossibili o amori difficili?
«Difficili, maestro». «Perché sono strani». «Se non lo sai tu che l’hai inventata, maestro…. « Ma lui lo sa, solo che fa finta di non saperlo perché vuole sapere se lo sappiamo anche noi. Vero maestro? « Per me sono amori difficili perché sono impossibili» «Perché fanno ridere e non ci possono essere». «Sì, sono impossibili perché non ci sono». «Sono impossibili perché sono nomi strani però anche belli, sono divertenti». «Perché restano sempre uguali e anche l’articolo, un po’, ma solo un cambio» «Lo arco e la arca esiste? L’arco sì. L’arca… no so». «Sì, esiste, è una barca di legno molto grande dove possono salirci sopra gli uomini e anche gli animali».
Alcune coppie vi hanno fatto ridere, mi pare… Perché?
«Non lo so. Forse perché erano troppo strani? Forse. Perché io… Perché a me le cose strane fanno ridere». «E’ vero, questa filastrocca fa ridere perché sono amori impossibili da fare». «Perché non si amano feramente». «A me non fanno ridere questi nomi e poi questa poesia, questa filastrocca, per me è noiosa». «Perché ci sono i maschi e le femmine e devono stare insieme, non i maschi da una parte e le femmine da un’altra parte». «A me fanno ridere molto queste parole. Sono divertenti il palo e la pala, per esempio. Cambia proprio la cosa, la parola, il significato della parole. Anche se è la stessa parola. È una osa stranissima. È come una magia». «Io lo so ! Fanno ridere perché sono delle cose…. Certe volte sono delle cose, allora non possono esistere. Per esempio, il collo e la colla possono? No. Non possono. Perché il collo è una cosa, una parte del corpo. E la colla la colla, una cosa. E le cose non si possono amare tra loro. Però forse si amano lo stesso».
(il Manifesto – 8 Aprile 2021)