Oggi vorrei che parlassimo un po’ dei tablet, degli smartphone e di tutta la tecnologia… E della favola che vi ho letto…
«Bellissimo!» «Io ho un tablet tutto mio! «Anche io!»
Ecco, bene, all’inizio vi chiedo proprio questo…. Nella nostra classe seconda ci sono ventisei bambini e bambine.
Quanti usano il tablet? Alzate la mano!
«Io!» «Io!»
Più di mezza classe. Ora quanti sono su Tik-Tok.
«Io!» !»Io!»
Oh, quasi metà classe…. E altri social? Tipo Istagram? Alzate la mano. Avete alzato tutti. Sì, chi usa Istagram. Bene, ho capito. Allora conoscete bene quello di cui stiamo parlando. Ora vi chiedo…. Voi usate il tablet o lo smartphone da soli o insieme ai vostri genitori?
«Il computer lo uso con i miei genitori, invece il tablet no». «Anche io, perché poi il tablet è come il computer dei bambini». «Io uso lo smartphone di mia madre. Per i giochi. Ma quando lo usa lei, io non lo posso usare». «Anche io, lo uso solo quando me lo danno perché non ho un tablet tutto mio e neppure uno smartphone». «Mio padre e mia mamma hanno detto che a me lo regalano per la comunione, cioè tra un anno». «Io il tablet ce l’ho già». «Io ho il tablet e anche il telefonino». «Io uso il tablet della mia famiglia perché i miei genitori hanno il telefonino, ma il tablet è di tutti e lo possono usare un po’ tutti….
Mi raccontate chi abbiamo incontrato la scorsa settimana?
«Lo scrittore Christian Stocchi che ha scritto il libro delle favole sugli animali di internet: Favole in wi-fi. Perché c’erano le favole al telefono, oggi le favole in wi-fi». «La favola ha gli animali che parlano». «Per me le favole non era difficili anche se nel libro ho letto che erano per bambini di 8 anni e io ne ho solo 7 perché poi queste tecnologie come il tablet io le conoscevo già e le so già usare». «Ci ha spiegato che noi ci chiamiamo nativi digitali perché i computer e i tablet, quando siamo nati, li avevano già inventati. Invece prima non esistevano. Io non so come facevano. Anche a guidare. A incontrarsi. Perché poi non potevano usare neppure Google Maps, se non c’erano gli smartphone e neppure i tablet».
Christian ci ha parlato anche dei cyberbulli. Avete capito chi sono?
«Sì. Quelli che fanno i bulli con il telefonino. Scherzi poco belli. Tipo ti rubano i soldi. O scrivono sui social che tu sei un cretino». «E’ successo a mia sorella e lei piangeva». «Loro si nascono dietro lo schermo. Credono che nessuno li vede». «Christian ci ha detto che una volta uno l’hanno scoperto, uno delle medie, e lui subito diceva che non era stato lui, poi che lo aveva fatto per scherzo… Allora lo psicologo gli ha detto di aprire la finestra e urlare quello che aveva scritto su Whatsapp e lui non ci riusciva, si vergognava…». «Perché non capiva che tutti vedevano quello che scriveva». «Poi Christian ci ha detto che se tu scrivi in stampato maiuscolo sui social, come scrivevamo noi lo scorso anno sul quaderno, è come se urli». «Per fortuna che quest’anno abbiamo imparato a scrivere anche in corsivo!» «Ma sui social non esiste il corsivo, cosa c’entra?»
Chi mi racconta la favola del coniglietto bianco?
«Io! Un coniglietto aveva tre amici, tre coniglietti. Poi scopre Facebook e pensa: Posso avere più amici. Cento. Millle. Tremila. Infatti dopo aveva 3000 like, cioè Mi piace. E allora aveva 3000 amici». «Aveva per amico anche un Elefante e un Leone che abitavano molto lontano da lui ed era molto felice». «Sì, però amici di Facebook». «Infatti dopo gli capita di trovarsi in difficoltà… Non mi ricordo bene… Forse è caduto in un fosso… A ogni modo, lui aveva bisogno di aiuto». «Allora lui… Lui chiede aiuto a tutti i suoi amici di Facebook. Anche a quelli della jungla, al leone, ma gli dicono che sono troppo lontani. E anche gli altri non lo aiutano perché gli amici di Facebook non sono amici veri. Poi non li conosci neanche, sai solo che faccia hanno. Neppure, perché magari la foto non è sua». «Però io non uso Facebook perché ho solo 7 anni e Facebook è un social per vecchi, io uso solo Tik Tok o Instagram».
(il Manifesto – 4 Marzo 2021)