Chi è il vero sindaco di Reggio Emilia? La risposta non è così scontata. Mentre il giovane Vecchi e la sua pimpante giunta si occupano per lo più del mantenimento dell’esistente, certo semplice in tempi di Covid, il nostro vescovo non sta cerco a guardare. Già nel 2017, di fronte al crac delle cooperative: «Non si può gestire un evento cooperativo con i criteri del capitalismo avanzato. Se si vogliono fare soldi, non si devono fare le cooperative. Se si vogliono fare le cooperative, non è questa la strada per fare soldi». E in piena pandemia, all’assemblea degli industriali: «Creiamo un circolo virtuoso di iniziative e investimenti. La dignità viene dal lavoro».E la crea. Vende il seminario che è già diventato sede universitaria. Riceve lettere di comitati di cittadini preoccupati perché, a sud del centro commerciale Conad Le Querce, a breve sorgeranno, su 160 mila metri quadrati di buon suolo agricolo, di cui la diocesi di Reggio Emilia è comproprietaria, – una quindicina di palazzine a cinque piani per un totale di 90 alloggi, unitamente ad attività commerciali, studi professionali e parcheggi per centinaia di auto. Ancora: mentre la nostra amministrazione inaugura una tantum un capannone ristrutturato, il vescovo denuncia e detta le condizioni sui giornali per riparare in 50 giorni alla situazione drammatica Reggiane: «Ho girato tutto il mondo, mai visto un degrado così». Mentre noi rifacciamo Fotografia Europea ben sapendo che a Modena c’è una Fondazione che è più grande del nostro festival, il vescovo decide di donare ai cittadini migliaia di libri in cambio di una moneta per raccogliere fondi da destinare alla nuova Biblioteca Teologica Città di Reggio e alla Biblioteca Capitolare. E fa incontri aperti al pubblico con intellettuali e politici, non solo cattolici: con i giovani, per esempio; e cicli di incontri su Politica e Fede, mica su…
Io non capisco bene, certo per mia colpa, mia umilissima colpa, la cosiddetta visione del nostro comune, nè dove possa condurre. Invece quella di Camisasca mi pare di capirla meglio, e non solo perché comunicata meglio.Se Camisasca dichiara che l’Europa vuole dire la sua liturgia eucaristica natalizia per scongiurare assembramenti nel corso dell’epidemia, lui risponde ancora prima del Papa in un’intervista alla Nazione: l’Europa non ha alcuna competenza per raccomandare alle Chiese la sospensione della messa di Natale. Sarebbe un’incursione inaccettabile nella sfera religiosa. Non riesco più a capire in che direzione stia andando la laicità dello Stato. Da tempo è in atto un progetto culturale per marginalizzare la fede”.
Insomma, Camisasca fa politica sociale e cultura. Nel senso più nobile e alto dei termini. Ad alto livello. La sua, si capisce. Quella del mondo cattolico che rappresenta. ma non solo del mondo cattolico, a ben pensarci. Come in fondo, in modo diverso, fa Papa Francesco. Mentre la nostra politica cittadina e culturale sembra in crisi di identità. Mentre il nostro vescovo fa sul serio, gli altri, al confronto, pare facciano finta. Non condivido tutto quello che dice Camisasca. Ma devo riconoscere che è un intellettuale e un politico di spessore, e a tutto tondo: scrive libri rivolti ai ragazzi e agli adulti, come l’ultimo sulla pandemia. Non sfigurerebbe certo a Bologna, dove si dice dovesse andare. Crea eventi nazionali e si confronta con intellettuali e politici nazionali, non solo cattolici. Collabora con quotidiani nazionali, è invitato a trasmissioni tv, è intervistato su diverse questioni. Anche se vive in provincia,è un personaggio nazionale che fa cultura e politica a livello locale e nazionale. Come nella nostra città facevano gli onorevoli e sindaci laici e cattolici di una volta. Fatti, non parole. Dunque, ricapitolando, chi è il vero sindaco di Reggio Emilia?
Articolo pubblicato sulla il 20 Dicembre 2020