Secondo l’indagine TIMSS della IEA, gli studenti italiani sono migliorati nettamente in matematica e scienze. Improvvisamente. La ricerca non tiene conto del periodo della pandemia di Covid-19, che senz’altro lascerà il segno sulle future generazioni anche dal punto di vista didattico, ma rappresenta una svolta positiva dopo gli ultimi studi di Invalsi e OCSE-PISA, che dicevano che metà dei maturandi sono analfabeti in matematica e che gli italiani non sanno più leggere.
Finalmente una buona notizia per la scuola: gli studenti italiani sono migliorati in matematica e scienze.
Così si legge su tanti giornali. Peccato che ancora una volta i giornalisti non indaghino sugli enti e il tipo di prove sottopongo a giudizio le scuole e gli studenti italiani: che generalmente, con questa eccezione che conferma la regola, da anni parlano di studenti italiani asini rispetto a quelli del resto d’Europa. Occorre dire ai lettori chel’OCSE è un ente economico e non pedagogico, si è dichiarato più volte pubblicamente a favore delle scuole private. E mette a confronto studenti di scuole tipo l’Inghilterra, dove la scuola dell’obbligo è prevalentemente a pagamento, anche la primaria, con rette dai 30 ai che pur avendo subito enormi tagli di personale e denaro negli ultimi decenni, a livello di scuola primaria, per esempio, primaria pubblica, è tra le migliori del mondo, non solo d’Europa. Insomma, una bella indagine su chi fa questi test sarebbe cosa bella e giusta. E vera informazione. L’Invalsi, per esempio, si rifa all’OCSE. Anche la Fondazione Agnelli li fa, questi test e queste classifiche, è più seria dell’OCSE. Ma è sempre la fondazione Agnelli, non un pool di pedagogisti o docenti, cioè un ente prevalentemente economico.
E l’Università, che ha facoltà di Scienze dell’Educazione, più che di pedagogia, è legata a doppio filo con l’Invalsi da cui prende un sacco di soldi. Tutti gli organi di informazione danno per scontato che questi dati siano buoni, senza guardare attentamente le fonti e i metodi di valutazione. Ora, da giovane studente delle superiori, avendo una prof che amava i tramonti ed era romantica, e valutava la creatività contando soprattutto, in un testo, il numero di aggettivi, parlavo a raffica di tramonti ed eccedevo con gli aggettivi. Perché racconto questo? Per dire che i metodi e le persone che valutano condizionano fortemente didattica e docenza e conoscenza. Ciò accade anche per i test. Che sono il contrario di ciò che sostenevano Don Milani, Mario Lodi, Rodari e tanti altri, che rappresentano la migliore pedagogia del 900 nel mondo: partita dal basso, dai maestri di strada, più che dall’università.
La mia sensazione è che attraverso la narrazione della DaD come salto nel futuro e questa valutazione «economica» degli studenti, si stiano spingendo le famiglie degli studenti sempre più verso scuole private e a pagamento, penalizzando la scuola pubblica: questo, mi pare, è lo scopo primario di queste rilevazioni.