Come docente di una scuola a tempo pieno, anche in questo anno scolastico ho ripreso con passione il mio lavoro volontario preferito: non in una casa di carità o alla mensa del vescovo, ma presso una nota ditta di ristorazione: sono un maestro-cameriere durante le mense scolastiche. Come altri docenti ed educatori, aiuto la povera cuoca o inserviente che, nella scuola del Covid, entra in aula, sanifica con alcool i banchi, prepara e consegna anche 26/30 pasti in pochi minuti agli alunni. Sarebbe meglio se ci fossero due o tre cuoche o inservienti? Forse, ma certo ci sarebbero più spese. O mense scolastiche che durerebbero anche 3 ore. Dunque…. Detto questo, se per caso a una alunna allergica alle cipolle viene dato un tortino alle cipolle e la mamma si lamenta o la bambina finisce all’ospedale, o magari si arriva a una denuncia, di chi è la responsabilità? Di tutti gli adulti che erano in aula? Della preside? Del Comune in cui si trova la scuola? Dell’Azzolina? Della ditta di ristorazione addetta alla mensa? Della cuoca? Dell’inserviente? Di chi ha consegnato il tortino alla bambina? Di tutti gli adulti presenti in aula in quel momento? Della sfortuna? Chiedo: tra i compiti dei docenti che lavorano in una scuola a tempo pieno, contrattualmente, risulta a sindacati e/o presidi quello di cameriere? Dove? Nessuno pensa che facendo anche i camerieri, magari, i docenti possano seguire e controllare in modo meno preciso i loro alunni, come invece gli compete nero su bianco da contratto? Basta guardarsi intorno: sulla questione mense scolastiche ci sono comportamenti diversi scuola per scuola, legati certo anche a ragioni economiche, che non sottovaluto perché non amo i licenziamenti e, se me lo si chiede, mi piace fare il volontario. Per esempio: in alcune scuole ci sono maestri-camerieri, in altre no. E soprattutto, in ogni scuola ci sono più o meno cuochi/inservienti. Non mi è chiaro il criterio utilizzato per sceglierne il numero. Non voglio qui fare polemiche inutili, ma proposte utili. Per esempio: si può avere un criterio unico e condiviso? Magari anche dai genitori degli alunni? Anche per aiutare i poveri lavoratori della ristorazione? Tipo due o cinque o sette o un numero tot di cuochi/inservienti ogni cento alunni? In modo che tutti i bambini, – e con loro anche i loro docenti ed educatori, le loro cuoche e gli inservienti, anche nelle mense scolastiche, abbiano doveri e diritti, mansioni e responsabilità precise e chiare?
(Articolo pubblicato su del 11 Ottobre 2020)
Ottimo articolo. Primum non nocere, deinde philosophari, cari amministratori e responsabili scolastici…forza, un po’ di coraggio anche nell’essere impopolari…dite tutta la verità, una buona volta, oltre il politicamente corretto.