Qualsiasi cosa accada, andrà tutto bene. Un successo annunciato. Il copione dei primi giorni di scuola si prepara da settimane. Studenti, genitori, presidi, politici, tutti saranno felici della ripresa della scuola. Soprattutto i docenti: chi tra loro pone perplessità, potrebbe essere accusato di procurare inutile allarme sociale alla cittadinanza. Parola d’ordine: rassicurare le famiglie, la vera utenza della scuola. Fare gioco di squadra. Attenersi rigidamente alle indicazioni ricevute e difenderle, anche se magari non si condividono fino in fondo. Possibili disguidi? Contagi? Derubricati come fisiologici. L’importante è che i protocolli ci siano: carte per togliersi ogni responsabilità legale. Se preso dall’entusiasmo alcuni studenti abbracceranno un compagno senza mascherina? Dopo aver accettato feste di tifosi in piazza e discoteche aperte, si chiuderà un occhio e si dirà: «Gesù, aiutaci». Chi oserà dire che forse si poteva fare meglio? Additato come catastrofista, sovversivo, provocatore, neo negazionista a rovescio. Meglio tacere. Il ricatto? Il solito: O così, o niente. La formula magica: abbiamo fatto tutto il possibile, il rischio zero non esiste. La grande assente? La didattica. Lo star bene a scuola e la salute degli studenti. Liquidata dicendo: tutti dovranno fare sacrifici, anche i bambini. L’importante è che l’esercito della scuola, armato di gel, mascherina e ottimismo, scenda in campo compatto per l’epica battaglia contro la pandemia. Non è questo il momento di contare morti o feriti. Mi auguro che i docenti siano sempre dalla parte dei minori e del loro benessere psico fisico.
Articolo pubblicato sul del 13 Settembre 2020