Il caos scuola, in questi giorni, raggiunge vette surreali: sul tema dei trasporti scolastici ci sono onorevoli che propongono di considerare i compagni di classe e colleghi come congiunti. Non è solo una una violazione lessicale. Rimanda alla propensione politica tutta italiana allo sforamento sistematico delle proroghe, dei condoni e delle deroghe.
D’altra parte, sulla scuola, il rapporto tra governo e comitato scientifico è sempre stato così. Prima ci è stato detto che perché ci fosse sicurezza occorreva dividere le classi pollaio. Ma si dovevano assumere troppi docenti. Allora si è passati al piano B: restano tranquillamente le classi pollaio e mettiamo gli stessi 25-30 studenti in ambienti più ampi. Ma non sempre c’erano queste aule adatte. Allora si è passati al piano C: allora si è detto che si scherzava con le classi pollaio e la questione aule, andava bene anche così come era sempre stato, bastava che ogni alunno avesse la mascherina. Bambini di sei anni compresi, anche per otto ore al giorno.
Le regole della sicurezza cambiano di giorno in giorno e si procede a un loro progressivo allentamento.
Ognuno di noi cerca di fare la propria parte. Io stesso, come docente di 56 anni, perciò categoria a rischio, farò tutto quello che mi sarà possibile seguendo scrupolosamente le indicazione e gli ordini dei miei superiori. Ma è prevedibile che, comunque andranno le cose, dopo duecento giorni di stop, probabilmente si sarebbe potuto fare meglio.
Qualche problemino ci sarà, è inevitabile.
Già in tanti mettono le mani avanti: il ministro dell’istruzione contro i sindacati della scuola, i presidi contro il ministro, i docenti contro i presidi, i genitori degli studenti un po’ contro nessuno e un po’ contro tutti, sbigottiti.
Per rendere la scuola veramente sicura e credibile, occorre che tutti i cittadini sappiano che non basterà una dichiarazione a effetto sui giornali, nè sacrificare l’ennesimo ministro all’Istruzione, nè cambiare o rimpastare il governo in carica, ma serietà: occorrerà investire su figli e studenti almeno quanto si investe sulle merci, cioè molto, e metterci veramente la testa, sulla scuola, e avere pazienza, perché occorrerà tempo per rimetterla in sesto dopo decenni di scempio perpetuato sia da destra che da sinistra.
Purtroppo pare che per molti politici italiani, anche di sinistra, – ma anche per molti papà, ammettiamolo, – parlare di cura e educazione dei figli sia una questione di serie B, una sorta di propaggine alla questione femminile, come prima degli anni Settanta del secolo scorso. Che fare? Io spero nelle giovani mamme.