All’inizio dell’estate, da questo giornale, chiedevo ai parlamentari reggiani di aiutare la scuola in vista della sua riapertura. Sono stato accusato di procurare inutile allarme sociale.
Oggi, a meno di due settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico, – mentre tutti i media, evidentemente, procurano inutile allarme sociale e l’ansia del genitori degli studenti cresce, – vorrei ricordare che l’istruzione è un diritto come la salute e, se la si vuole veramente difendere e promuovere, non basta dirlo. Occorrono intelligenza, lungimiranza, e tanti fondi.
Mentre da trent’anni l’Italia è il Paese che investe meno in formazione, ricerca e università. E anche in epoca di Coronavirus, sta continuando così come se nulla fosse successo. E’ una questione di priorità.
Chiediamoci: sono più importanti i nostri figli e i nostri studenti o le merci?
Tra colleghi c’è chi pensa male: «Sembra che si aprano le scuole solo per avere un buon motivo per richiuderle e riprendere con la scuola a distanza, la scuola senza andare a scuola, che non è scuola».
Aggiungo io: e farebbe perdere il lavoro a migliaia di genitori, sembra, prevalentemente donne, come spesso accade.
Ammettiamolo: a volte pare che l’educazione e la cura dei minori, nella nostra politica, sia ancora una questione di serie B, una sorta di propaggine alla cosiddetta questione femminile.
Che fare?
Sulla questione scuola io spero nelle giovani famiglie e, in particolare, nelle giovani mamme.
Se qualcosa cambierà in meglio, sarà merito loro. Come è accaduto in passato.
Articolo pubblicato sul del 29 Agosto 2020