«Sono alcune pagine del libro di Bebe Bio. Lei è una ragazzina che è una schermitrice e a undici anni ha avuto una brutta malattia: la meningite. La malattia è molto brutta e per questa malattia si può anche morire, ma fortunatamente Bio non è morta, è sopravvissuta, anche se le hanno dovuto amputare le braccia sotto il gomito». «Io quando ho visto la foto sul libro mi sono impressionata a vederla così, per me è una cosa bruttissima. io non so proprio come fa a vivere così!»
«Io Bebe Bio la conoscevo già perché l’avevo vista alla televisione che faceva delle pubblicità che adesso non mi ricordo quali erano ma mi ricordo che era lei». «A me piace Bebe Bio perché lei è malata, è vero, si vede che ha sofferto tanto e ha le braccia finte, però ha un sorriso bellissimo e ha pure molto coraggio». «Anche la sua faccia è stata rovinata dalla malattia e non si può più aggiustare». «A vedere la foto sul libro si capisce che le braccia sono di plastica o qualche altro materiale simile alla pelle ma non di pelle vera».
«Nel racconto Bebe racconta che dopo 104 giorni in ospedale è tornata a casa dall’ospedale grazie alle sue tre S che poi sarebbero la S di scherma, la S di scout e la S di scuola. Lei è come rinata e ha vinto due medaglie alle Para-olimpiadi di Rio 2016, il Mondiale nel 2015, l’Europeo nel 2014 e nel 2016». «Lei si è fatta anche un selfie famosissimo con Obama che era l’ex presidente degli Stati Uniti d’America».
«Nella lettura Bebe racconta che tutti gli chiedono come fa ad andare avanti con quelle malattie addosso, quelle difficoltà del suo corpo, e lei spiega che è forte, che è sempre stata una «rompiscatole strozzatile», come dice sua madre. Tanto che a due anni ha gridato a sua madre che lei poteva fare tutto quello che vuole fare e si è preparata una valigia grossa, tre volte grande più di lei, e anche se sua mamma diceva che non poteva proprio portarla da sola, che così piccola non ce l’avrebbe mai fatta a portare quella valigia immensa da sola, lei alla fine c’era riuscita. Poi, è vero, si era ribaltata lungo le strade, però c’era riuscita a farla, a portarla, a trasportarla e a farla cadere dalle scale e lei, però, non si era fatta male. Ma lo aveva fatto solo per dimostrare a sua madre che lei, anche se aveva delle malattie addosso, lei riusciva anche con le braccia finte a fare quasi tutto quello che voleva o non voleva scoraggiarsi, voleva provare a vivere la sua vita come sta facendo adesso, cioè come ogni altra persona, solo che ha qualche difficoltà in più. che tutti poi hanno qualche difficoltà in più o in meno e lei aveva quello delle braccia».
«Le hanno tagliato le braccia a undici anni, quando ha avuto la meningite, e ha capito molte cose. la più importante, per lei, è questa; che se vuoi ottenere qualcosa dalla vita, anche se non è facile, anche se hai un problema molto grave, non devi scoraggiarti troppo ma devi darti subito da fare. Sì insomma se vuoi raggiungere un traguardo o qualsiasi altro scopo, grande o piccolo, devi proprio darti molto da fare e impegnarti molto, allenarti, essere brava ad allenarti molto».
«Fino ad ora lei racconta che c’è sempre riuscita a darsi da fare per godersi la vita e superare le sue difficoltà e per sia sempre così, sia sempre allenata a superare tutti gli ostacoli con il suo carattere. Ma non è che godersi la vita vuol dire vincere ogni giorno delle medaglie olimpiche, spiega nella lettura, oppure andare alla Casa Bianca in America dove abita il presidente degli Stati Uniti e la sua famiglia, per Bebe bisogna sempre darsi da fare nelle grandi ma anche nelle piccole cose». «Io ho visto la sua faccia anche sulla copertina di una rivista che aveva mia madre». «Bio spiega che anche guardare la TV sdraiata sul divano, che sembra la cosa più facile da farsi, non lo è, per lei. Perché per lei anche le cose più semplici possono essere complicate. Anche per fare le cose che apparentemente sono più semplici, lei deve allenarsi sempre, deve fare più fatica di altri che fanno meno fatica».
«A me piace la frase dove dice: Non importa se giovani o adulti, con tutti i pezzi o con qualche pezzo in meno: bisogna darsi da fare, ragazzi. Non perdetevi niente, godetevi ogni secondo, godetevi ogni cosa. Io lo faccio tutti i giorni, da quando mi alzo la mattina fino a quando mi metto in carica le protesi alla sera, che poi le protesi sarebbero le sue braccia di plastica».
(il Manifesto – 22 Marzo 2024)