Mi spiegate con parole vostre quello che abbiamo appena letto?
«È la storia di una giornata in Mesopotamia. Dei Sumeri. E’ la storia di quello che fa un bambino che si chiama Abel. Lui è nato 3000 anni prima della nascita di Cristo, cioè molto tempo fa». «Lì ci sono il Tigri e l’Eufrate che sono due fiumi molto importanti come sono poi tutti i fiumi perché danno alla gente e agli animali e alle piante l’acqua che serve a far crescere tutti». «Sul fiume Eufrate ci sono delle imbarcazioni che scivolano nell’acqua, cariche di pietre». «La terra dei Sumeri è molto piena di argilla che serve per costruire vasi e altri contenitori».
«Abel e i suoi amici non lavorano ma escono da scuola dove sono stati tutti i giorni. La loro scuola si chiama La casa delle tavolette perché i Sumeri, che sono un popolo molto importante, scrivevano e insegnavano a scrivere su delle tavolette di argilla con dei bastoncini. Erano delle specie di lavagnette. Scrivevano come adesso, se tuo prendi un pezzetto di legno a punta e vai su una spiaggia dove c’è la sabbia in po’ bagnata, ci puoi scrivere sopra, perché la sabbia bagnata è un po’ come l’argilla che ci si può scrivere sopra delle lettere o fare anche dei disegni». «I Sumeri sono importanti perché hanno inventato l’alfabeto cuneiforme, cioè fatto di lettere tutte appuntite». «Loro non scrivevano, loro incidevano le tavolette. Per me non doveva essere facile imparare a scrivere con l’alfabeto sumero perché erano dei segni molto simili, per me». «Il bastone con cui scrivevano si chiamava stilo».
«Nella sua classe ci sono molti bambini, ma solo maschi. Poi lui va a scuola perché è un bambino fortunato, di una famiglia ricca, altrimenti i Sumeri non mandavano a scuola i bambini poveri». «Una cosa che mi ha colpito è che il maestro aveva delle classi numerose e aveva anche una frusta per frustare i bambini che facevano i monelli, una frusta come per degli animali». «Era un maestro severo come tutti i maestri perché tutti i maestri sumeri avevano la frusta». «La mia bisnonna mi ha detto che anche quando lei andava a scuola la maestra o il maestro la potevano picchiare, potevano picchiare tutti i bambini con un pezzo di legno». «Abel non è certo il figli di un contadino altrimenti non sarebbe andato a scuola».
«A me piace nel testo quando dice che Abel certe volte sognava di essere il figlio di un contadino per non andare a scuola perché fa capire che anche al tempo della Mesopotamia e dei Sumeri ai bambini non piaceva andare a scuola». «Non è vero. A me piace venire a scuola, non è vero che la scuola non piace a nessuno». «Anche io la penso così perché stare a casa da scuola… Insomma, dopo che hai giocato da solo per un po’ ti annoi, non sai più cosa fare, puoi solo giocare col tablet a dei giochi e non sei con i tuoi amici». «La lettura dice che nei campi attorno ad Abel ci sono molti contadini che sono ancora al lavoro anche se sta diventando buio. Alcuni seguono i buoi tirano l’aratro, perché l’aratro era già stato inventato. Altri controllano l’acqua dei canali, il libello dell’acqua, perché loro vicino all’Eufrate e al Tigri costruivano dei lunghi canali per irrigare la terra».
«Altri contadini invece portano l’acqua noi magazzini dello ziqqurat, che era il loro magazzino ma anche il luogo dove si ritrovavano per pregare i loro dei. Lo ziqqurat era fatto come una piramide a gradini grandi». «Oltre i contadini finiscono di lavorare anche gli scrivi che registrano i conti sulle tavolette d’argilla e i mercanti che trasportano le loro merci sui carri». «Il palazzo del re è pieno di gente, c’è molta gente perché quella sera devono organizzare un banchetto, cioè una festa dove mangiano e ballano e anche i genitori di Abel sono invitati».
«Se fanno i banchetti vuol dire che la città non è in guerra con un’altra città altrimenti ci sarebbe poco da festeggiare e tutti sarebbero impegnati a preparare la guerra, soprattutto il re e le persone più importanti della città». «Quando il sole è calato, si vede che un sacerdote compare sulla coma del tempio per studiare il cielo, infatti i Sumeri credevano che guardando il cielo di notte, guardando le stelle, la luna e i pianeti, si capiva il volere degli dei e come era il futuro». «Anche adesso ci sono delle persone che in TV fanno gli astrologi».
(il Manifesto – 24 Agosto 2023)