Avete scritto un testo di paura su Halloween, la festa che vi piace tanto. quello che avete capito sul testo narrativo di tipo realistico che abbiamo studiato in queste settimane? Mi leggere una frase del vostro testo? magari quella che ritenete più paurosa?
«Io ho fatto dei personaggi e delle storie orribili!». Ecco: La notte di Halloween sbircio da quella porta e vedo sette mummie che stanno facendo una pozione per uccidere i bambini e mangiarseli. Io sono immobilizzata. «Le mummie egiziane?» «Sì, quelle». «Perché, esistono anche delle mummie che non sono egiziane?» «Sì, certo. Le mie mummie di Halloween non erano morte, non erano ferme, rincorrevano i bambini e le altre persone della città». «Io ho fatto il disegno sotto il testo dove c’era la morte con la falce nera che sembrava una strega e infatti teneva in mano la testa di uno che aveva…. A uno aveva strappato la testa, a un ragazza…».
«Io ho scritto: La ringhiera di quel balcone mi sembra un serpente, la porta mi sembra un drago Insomma, ho fatto due paragoni molto paurosi». «Adesso io: Dopo apro la porta e poi… Poi vedo una strega e mi trasforma in uno zombie bruttissimo. Ho gli occhi verdi. Verde vomito. Ho dei piedi lunghissimi. Ho le orecchie grandissime. Ho una coda lunga. Mi chiedo: «Perché sono così brutto?» La strega risponde: «Non lo so». Poi dice: «Perché si brutto». «Io invece ho scritto che avevo le mani con sei dita invece di cinque, perché ogni mano ha sei pollici invece di cinque. Anche io ho scritto che un troll mi aveva trasformato in un gigante e poi in uno di questi esseri orribili che sono i vampiri e alla fine in uno zombie». «Io a casa ho anche la maschera di uno zombie paurosissimo. Ha tutta la bocca storta e sanguinante. Però il sangue è finto, è solo colorata di rosso». «Adesso leggo io: La strega è su una torre altissimo con la punta in mezzo alle nuvole e protetta dai pipistrelli orribili neri. Io scopro di avere dei superpoteri. Se faccio l’occhiolino, dai miei occhi escono dei raggi laser, così riuscii a ucciderla».
«Adesso leggo io la frase peggiore: «Era una notte molto scura e io chiesto alla mamma se potevo uscire per andare a fare scherzetto. Infatti era la notte di Halloween. Mi fece andare, ma dicendomi di fare attenzione. Appena uscii vidi una strega con un abito lunghissimo nero. Aveva anche i tacchi alti e un vestito viola viola scuro a punte e delle unghie lunghe e affilate. Osai appena respirare. Dal suo cappello tirò fuori una bacchetta magica e mi trasformò in uno zombie: ero sporca di sangue e con una testa di scheletro e il vestito di una mummia».
«Leggo io: Di fronte a quella marea di zombie e di scheletri io cercai di chiamare col cellulare la polizia, ma non rispondeva nessuno. Ero solo contro tutti. Scappai. A un certo punto cadde una bomba atomica russa quaranta megatoni, ma io riuscii a sopravvivere insieme al mio amico Simone, perché le nostre imbalsamature da mummia erano fatte di titanio rinforzato. Poi con i nostri mitragliatori abbiamo sterminato i carro armati russi e anche quelli dell’Ucraina». «La mia fa più paura, sentite: «Nella casa di ragnatela c’erano animali mostruosi e un calderone dove cuoceva i bambini e i mostri se li mangiava tutti cotti. Mi legarono e mi buttarono nel calderone che era pieno di melma verde con molta violenza. Alla fine mi convinsi che ero una bambina con dei poteri magici e riuscii a scappare mentre loro non mi vedevano, ero ormai invisibile».
«Posso leggere io? Ecco, leggo la frase che ho scelto: «Il vampiro raggiunse le streghe e succhio il sangue dal loro collo. Poi voleva succhiare il sangue anche dal mio collo. Ma io scappai e mi trasformai in una bambina fantasma e questo mi salvò la vita».
Mi spiegate come mai vi piace tanto leggere queste storie e queste frasi che avete scritto?
«Perché sono di Halloween e allora fanno paura». «Perché a me la paura fa ridere». «»Sono divertenti, per me. Sono divertenti perché non sono vere». «A me piacciono proprio perché fanno paura, invece, se non mi facevano paura, come le altre, un po’ mi annoiano». «Mi piaccio perché assomigliano alle storie che gioco sul videogame e in internet».
(il Manifesto – 17 Novembre 2022)