Mi dite con parole vostre cosa avete fatto nella prima lezione di teatro?
«Il maestro di teatro si chiama Damiano. Noi abbiamo fatto il bilanciamento, cioè avviamo fatto finta che metà pavimento dell’aula era come un palcoscenico e noi dovevamo metterci distribuiti su tutto il palco senza lasciare dei buchi». «Non dovevamo stare a gruppi troppo vicini». «A me è piaciuto perché lui è un bravo maestro e poi a teatro mi piace perché tu devi far finta di essere un altra persona o un altro animale, per esempio un cane, o un vecchio che cammina». «A me è piaciuto quando lui ha fatto vedere come si facevano degli esercizi che abbiamo fatto e dopo siamo stati più bravi anche noi».
«Damiano ci ha spiegato che con i gesti, con il corpo, si dicono molto più cose che con le parole. Perché se uno è bravo come lui ha fatto il vecchio che era stanco, vecchio, affaticato, che aveva caldo, che stava ansimando, che faceva fatica, diceva più cose e si faceva meno fatica che a scriverle tutte o a disegnarle». eccetera». «A me è piaciuto quando dovevamo avere freddo e poi caldo e poi freddo e poi dovevamo camminare nel deserto, oppure alla Coop e in tanti altri posti….». «Però subito c’era troppa confusione e dopo mi sono annoiata». «Anche io. Non sapevo più cosa dovevo fare. Damiano aveva detto che non bisognava aprire la bocca ma solo muoversi. Parlavano tutti, all’inizio. Poi è andata meglio». «Per me era anche l’aula che metà aula era troppo piccola».
«Guarda che però il palcoscenico non è come tutta la aula». «Damiano ha spiegato cosa sono il palcoscenico e le quinte, Io non sapevo casa erano le quinte. Ha fatto vedere anche con un disegno alla lavagna cosa erano. Dove gli attori si nascondono prima di uscire sul palcoscenico. Come dei nascondigli dove non ti vede nessuno». «A me fare l’attore è piaciuto perché non stai sempre fermo, ma ti devi muovere». «Poi devi fare anche delle smorfie con la faccia». «A me è piaciuto quando lui ha fatto vedere come si dicono le cose senza dire le parole, senza parlare. Un po’ come ai mestieri muti, che nel gioco devi far capire il mestiere che fai solo con i gesti». «Anche se tu fai finta di fare la mamma con una bambola, fai finta di essere la mamma della bambola e non lo sei veramente. Anche la bambola fa finta di essere un bambino vero». «Sì, è vero, per me il teatro assomiglia un po’ a un gioco».
«Quando noi siamo andati a teatro con il pulmino, c’era quasi sempre uno o due che parlavano come i maestri a scuola che parlano, come le maestre, che raccontavano una storia, invece qui Damiano si muoveva di più e non parlava, era un altro tipo di teatro, per me. Per me era un tipo di teatro più bello, altrimenti sembra come una storia che tua mamma o tua padre o il libro te la raccontano, ma per me non per il teatro». «Anche per me, il teatro è come una recita. In una storia, ci sono dei personaggi. Ma sono vivi, non solo sul libro». «Poi se vuoi ti puoi travestire. «Io mi ricordo che Damiano ha detto quando ci ha disegnato il teatro alla lavagna, che quello in fondo si chiama fondale e anche lì puoi far finta, se fai un disegno grande, che sei in un posto diverso dal teatro, al mare o in montagna o in casa». «Sì, il teatro è tutta una finta però è divertente perché a me fare finta mi fa divertire. A me piace soprattutto fare finta di essere già grande, di lavorare».
Vi ricordate anche perché io e la maestra ci siamo arrabbiati e vergognati di voi?
«Sì, perché….» «Per me perché all’inizio noi facevamo troppa confusione. Ci scontravamo. Ridevamo». «Tu ci hai detto che ti vergognavi perché non sembravamo bambini di Quarta ma di Prima». «Perché non seguivamo le regole della classe. Parlavamo tutti insieme». «Soprattutto i maschi, hai detto. Le femmine erano migliori, stavamo più zitte». «Poi i maschi non ascoltavano bene Damiano. Non lo guadavano. Allora non capivano cosa dovevano fare e facevano sempre sbagliato, facevano quello che volevano». «Perché la maestra ha detto che se non ubbidiamo a Damiano e siamo più attenti, dopo non facciamo più teatro». «Vi siete arrabbiati perché Damiano durante la lezione ha detto a dei bambini di sedersi perché non ascoltavano e davano fastidio».
(il Manifesto – 27 Ottobre 2022)