Mi raccontate cosa avete capito della descrizione? Con parole vostre?
«Vuol dire descrivere una cosa, o anche una persona o un animale. Cioè guardarla. Però senza occhi, con le parole». «E’ come una fotografia, solo che è una fotografia delle parole, con le parole». «Per farla bisogna stare molto attenti, ho capito io. Bisogna osservare molto ma molto attentamente». «Sì, guardare i particolari. Però dipende da cosa devi descrivere». «Sì, è vero, per esempio se sei in un bosco o anche a scuola devi stare molto attento con gli occhi che poi è la vista, le orecchie che poi sono l’udito, il tatto che sono le mani… Poi… «Poi c’è gusto che è la lingua e l’olfatto che è il naso. I cinque sensi. per esempio puoi dire l’odore del bosco, non solo che vedi un bosco».
«Però la vista è più importante per descrivere». «Anche le orecchie». «Per me dipende… Dipende da dove sei… Dipende da cosa devi descrivere». «Per descrivere i paesaggi, per esempio il paesaggio che c’è in una foto, bisogna farlo in ordine… In una direzione, vuol dire… Per esempio, prima dici che ci sono le cose in alto, tipo le nuvole, il cielo, poi in basso». «Oppure prima le cose che ci sono vicino a chi guarda il paesaggio e dopo quelle più lontane, nello sfondo, lontane». «Quelle in primo piano sono le più vicine. Quelle un po’ più lontane sono in secondo. Quelle ancora più lontano non si chiamano in terzo piano, ma sfondo». «Descrivere per me è una scocciatura perché io preferisco le storie». «Anche a me non piace. Sono noiose. «Infatti io, anche nei libri, quando non ci sono troppe descrizioni, io le salto». «Anche io. A me piacciono di più i dialoghi e le azioni».
Restiamo sulla descrizione. Cosa avete da aggiungere…
«Be’, le solite cose: che per descrivere una persona devi sempre iniziare dall’alto al basso, oppure dal basso all’alto». «Puoi descrivere prima l’aspetto fisico, che poi sarebbe prima la sua faccia e poi le altre parti del corpo. Ma soprattutto la faccia. Tutte le cose della faccia. I capelli. La fronte. Le orecchie. La bocca. Il collo. Eccetera». «Io non capisco perché dvi fare una descrizione con le parole quando gli puoi fare una foto». «Il suo corpo. la sua altezza o bassezza, per esempio. La carnagione, cioè il colore della sua pelle. Il colore degli occhi o anche la forma, il naso, i piedi, le gambe, se è magro o grasso…» «Dopo devi anche descrivere come è vestito». «Sì, l’abbigliamento. Sempre dall’alto al basso o dal basso all’alto». «Sì, i vestiti che gli piace portare».
«Anche a me la descrizione non piace. Però mi è piaciuto quando ci siamo messi un banco contro l’altro e in due dovevamo fare la descrizione: io di lui e lui di me. O erano anche due maschi o due femmine». «Sì. Bello. Anche a me è piaciuto». Ma prima dei vestiti c’è il carattere. Bisogna dire se quella persona che descrivi ha un buon carattere o no, se è dolce, buono, cattivo, affettuoso, permaloso, violento, simpatico, antipatico». «Io se dicevo che il mio amico aveva un carattere brutto, dopo avevo paura che anche lui lo diceva che anche io avevo un carattere brutto. Allora ci siamo un po’ messi d’accordo». «Anche noi. Il maestro ha detto che si poteva. Però sull’aspetto fisico no. Se uno ha i capelli neri non puoi dire che li ha biondi come te. O lunghi come te, se tu li hai corti». «Alla fine della descrizione ci sono gli hobby, ci sono le cose che gli piace fare di più. O il comportamento. Come gioca, come corre, se veloce o forte. I giochi che preferisce. Che cosa gli piace e cosa non gli piace».
«Anche… Si può scrivere anche come lui passa il tempo libero». «Poi è importante sapere anche la destra e la sinistra. Soprattutto quando devi descrivere un paesaggio». «Anche se descrivi un animale, è un po’ come descrivere una persona». «Per me le descrizioni sono troppo difficili». «Anche io non mi ricordo mai cosa c’è prima e cosa c’è dopo, non succede niente. Anche un gatto bellissimo nella foto, sembra che stia sempre lì a non fare niente. No, meglio una storia dove succedono tante cose e non ci sono troppe descrizione o anche nessuna descrizione». «Anche a me non piacciono perché allora invece di leggere, che si fa anche più fatica, allora io preferisco vedere un cartone al tablet o alla tv. Però preferisco al tablet. Il mio tablet».
(il Manifesto – 13 Ottobre 2022)