Vi è piaciuta la filastrocca che abbiamo studiato sulle teste fiorite? Sì o no? Me lo spiegate?
«A me è piaciuta perché era anche corta e io ci scommetto che dopo tu, maestro, ce la fai imparare a memoria e allora per me è più facile impararla a memoria». «Io credo che noi abbiamo già fatto delle filastrocche di questo Gianni Rodari perché ne ricordo almeno una o due che avevamo già imparato, ma diverse da questo». «Infatti il maestro la aveva spiegato che anche lui, anche Gianni Rodari, era stato un po’ un maestro. Ma soprattutto giornalista». «Però lui non faceva solo gli articoli, faceva anche delle filastrocche da mettere sul giornale per i bambini, perché tanto tempo i giornali li leggevano i grandi ma anche i piccoli». «Come la TV o il tablet oggi, ma prima il tablet e la TV non c’erano». «Tantissimi anni fa, però». «A me è piaciuta l’edita delle teste fiorite e infatti il mio disegno l’ho fatto tutto così: con tante persone che in testa hanno dell’erba e dei fiori che nascono tra l’erba». «Anche io, l’erba come i capelli e gli occhi un po’ come fiori che si allungano». «Io ho fatto quello che aveva il ciuffo di rose in testa.
Altre poesie di Rodari che vi sono piaciute?
«A me quella dei Poltroni. Sì, la dinastica dei poltroni. Che dinastica vuol dire poi che prima c’è il primo re, poi il secondo, poi il terzo e via così». «Capostipite vuol dire il primo. Il più simpatico, per me. Come nome, dico». «A me è piaciuta di più quella delle teste fiorite». «Poltrone Primo il Dormitore. Perché lui, secondo me, si addormentava sempre sulla poltrona». «Anche mio papà alla sera si addormenta sempre sulla poltrona». «Anche il mio, perché è molto stanco e le poltrone sono sempre molto morbide, sono come dei letti con i cuscini che ti fanno venire subito il sonno, ti fanno sentire subito la voglia di dormire!. «Io lo sapevo che il paese si chiamava Poltronia e non Italia, perché fa sempre rima con i Poltroni». «Non è una rima». «Non è vero, ci sono: giù all’inizio ci sono buoni e poltroni che fanno rima. Una rima alternata». «Il secondo è Poltrone Secondo il Calmo. Poi Poltrone Terzo detto Cuscinetto». «Poi il Quarto Poltrone che è l’inventore dello scaldaletto, cioè quella cosa che ci avevi spiegato per scaldare il letto quando non c’era ancora l’energia elettrica, non c’erano ancora i termosifoni…. Perché Rodari è un po’ antico e ai suoi tempi non c’erano proprio le cose che c’erano adesso». «A me questa poesia ha fatto ridere anche se c’erano poche rime». Però mi è piaciuta perché faceva ridere, fa ridere»». «Cuscinetto, il più piccolo». «Poltrone Quinto invece si chiama così perché lui non voleva andare sulla seggiola del re, perché era troppo, era troppo stanco e non voleva far nulla, neppure comandare, infatti ognuno poteva fare quello che voleva».
Ma voi avete capito in che senso tutti erano Poltroni?
«Perché secondo me loro avevano una sedia da re, che poi si chiama il trono, che era molto grande. Più grande di una poltrona normale». «Forse si chiamano così perché i loro genitori non sapevano come chiamarli e allora gli hanno messi quel nome lì». «Però erano genitori con poca fantasia perché Poltrone Primo, Secondo, Terzo….» «Io conosco un signore che lavora al cimitero, un fioraio, lui si chiama Primo. Come Poltrone Primo. Però di cognome non fa Poltrone». «No, per me sono così perché Cioè, si chiamano Poltroni perché loro erano tutti dei re ma erano anche tutti molto pigri… Infatti dalla poesia si capisce… Poi anche se tu dici a un tuo amico che sei un poltrone, si capisce» «Io questa cosa non l’ho mai sentita». «Io sì». «Forse se un bambino era svogliato, una volta, cioè tanti tempo fa, quando era vivo Rodari, che poi l’ha scritto lui, la filastrocca, c’era quel modo di dire e adesso non c’è più». «Mia mamma mi dice poltrone se non mi voglio alzare dal letto per andare a scuola. Non è una parola vecchia. Però non è neppure una poltrona vera. È solo un modo di dire….». «A me è piaciuta più la filastrocca con le teste fiorite perché era anche più facile da illustra ed era anche un’idea più bella». «Io ho disegnato solo Poltrone Primo, il dormiglione».
(il Manifesto – 10 Febbraio 2022)