Chi mi racconta con parole sue il raccontino che abbiamo appena letto?
«Ah, sì, con i sassi!» «Anche io faccio quel gioco con i sassi. Me lo h ai segnato mio padre. E’ difficile far saltare i sassi sull’acqua. Dipende da come li lanci». «Sì, li devi lanciare in modo molto… In un modo molto vicino all’acqua, vicinissimo…». «Per me bisogna anche scegliere anche il sasso giusto. Perché me lo ha spiegato mio fratello. Se tu scegli un sasso piatto come un…. Come un piattino, allora è più facile che fa dei salti sull’acqua, se salta bene. Altrimenti non riesci. Altrimenti è molto più difficili». «A me piace tantissimo far rimbalzare i sassi sull’acqua solo che ci vuole anche un’acqua ferma, come un lago, come una stagno, non come il mare o un torrente. Perché lì ci sono troppe onde e i sassi non rimbalzano bene neppure se tu li lanci bene». «Per me lanciare i sassi è una passione. Lanciarli dentro l’acqua per farli rimbalzare, dico». «A me piace lanciarli in acqua anche senza farli rimbalzare, solo per sentire il rumore che fanno. «Io dal rumore che fanno i sassi quando li lancio riesco a capire se l’acqua è più fonda o meno fonda». «Anche io: se il rumore è più profondo, vuol dire che l’acqua del lago è più profondo». «Il mio record è far rimbalzare tre volte il sasso sull’acqua. Ma quello era un sasso bellissimo. Era proprio piatto. Rimbalzava benissimo. Poi io lo avevo lanciato molto bene. Ero al mare. Lo scorso anno. Verso sera». «I sassi che non sono piatti rimbalzano male. Vanno subito a fondo». «Per farli rimbalzare li devi lanciare proprio sul filo dell’acqua, dove l’adita si incontra con l’acqua, proprio lì in mezzo». «Bisogna lanciarli un po’ a curva, per me.» «Il modo migliore per lanciarli è prendere una piccola rincorsa». «Sì, ma non lanciarli dall’alto, ma dal basso, dal fianco. Se li lanci dall’alto cadono subito in basso, nel fondo del mare o dello stagno». «Bisogna lanciarli in modo leggero, per farli rimbalzare. Non pensante. In modo leggero, leggerissimo». «Mio papà una volta, al laghetto devo va a pescare e io vado con lui, una volta ha lanciato un sasso e ha fatti cinque salti. Ha fatto fare l sasso cinque salti sull’acqua».
Mi raccontate di cosa parla il racconto?
«Parla di questo bambini che è lì al mare tutto da solo e si diverte a lanciare i sassi nel mare. Prima li sceglie con attenzione, perché non gli vanno tutti bene, vuole quelli migliori, quelli più piatti, che rimbalzano meglio, poi li prende e li lancia…» «Scagliava vuole dire che li scaglia, cioè li lancia». «Quando cade fa bluff! Quando cade dentro l’acqua». Dice che li fa rimbalzare anche dieci volte!» «Impossibile!» «L’ultimo sasso che il bambino vuole lanciare prima di tornare a scuola è un sasso liscio, grande, abbastanza grande, però anche con la forma di un fiore». «Stranissimo!» Allora succede che va a casa, viene la notte, dorme e il giorno dopo il bambino torna sempre sulla spiaggia, perché si vede che aveva una casa proprio vicino alla spiaggia». «Allora invece di lanciare i sassi si è messo seduto sull’orlo del mare e, improvvisamente, si è accordo che accanto a lui c’era il sasso che aveva lanciato il giorno prima: quello a forma di fiore, quello liscio». «Sì, io lo so, perché il mare lo aveva riportato indietro sulla spiaggia, perché il mare fa sempre così: con i pezzi di legno, i rifiuti, le alghe». «Quando il bambino lo vede, lo prende di nuovo in mano, lo controlla per controllare che è proprio quello che aveva lanciato il giorno prima e poi lo lancia ancora! E la cosa strana è che anche il giorno dopo lo trova sempre lì sulla spiaggia nello stesso punto in cui lo aveva trovato». «Insomma, torna sempre indietro». «Perché sono le onde!» «Anche io se lancio una palla, le onde me la riportano sempre indietro sulla spiaggia».
Il finale fa un po’ ridere. Perché? Chi mi sa dire perché?
«Non fa ridere…» «Un po’ fa ridere, perché il bambino non sa bene come funzionano le onde e il mare e allora si chiede: Chissà chi è che laggiù, tutti i giorni, laggiù in mezzo al mare, mi riporta sempre qui il sasso a forma di fiore che io lancio lontano. Perché lui non sa cosa è l’alta marea.»
(il Manifesto – 7 Ottobre 2021)