Bene, oggi dobbiamo ripensare e riflettere tutti un po’ sull’incidente che è successo ieri in cortile.
«Perché aveva messo male il piede. È stato L.» «Ma nessuno lo ha spinto». «Tu e le altre maestre vi siete spaventati perché L. era caduto e non camminava più». «Perché ha messo il piede nel cancello».
«Noi eravamo andati fuori a giocare. Perché era bello. Allora… Allora facevamo le corse». «Perché c’è il muretto e sopra il cancello. Cioè, la ringhiera. Tutto intorno al cortile della scuola e alla scuola c’è la ringhiera sul muretto. Ci sono le barre di ferro».
«Tu avevi detto di non fare la corsa contro il cancello. Perché dopo ci facevamo male». «Sì, perché l’arrivo era il cancello. Era salire sul muretto della cancellata». «La cancellata è quella sopra al muretto, come una ringhiera. Il vece il cancellò è come la cancellata., però più alto. Poi la cancellata non è …. Non si può aprire».
«Ma la gara non era quella. Non era salire sul muretto della cancellata. Era solo andare a toccare il cancello con la mano. Senza salire sul muretto di cemento». «Perché la cancellata è di ferro e per vincere puoi arrivare troppo forte e dopo ti puoi far male alla pancia o anche alla faccia».
«Invece non era così. Perché nessuno si è fatto male. Nessuno l’ha spinto».
«Ma si è fatto male sulla cancellata». «Ma non facevano la gara. Nessuno. Noi non facevamo la gara. Noi la gara la avevamo già fatta». «È vero. Lui si è fatto male da solo. Col piede. Perché L. ha voluta fare un salto all’indietro e il piede gli è rimasto incastrato nelle righe di ferro della cancellata».
«È vero. Anche io l’ho visto. Non volevano fare la gara, maestro. È successo che lei si è fatto male da solo. Si è storto il piede».
«Ha voluto fare una giravolta. Un salto giù dalla cancellata per saltare giù dal muretto e allora si è fatto male al piede».
«Però io lo avevo già fatto e anche voi lo avevate già fatto». «Sì, però tu ti sei fatto male. Noi no». «Perché forse non si guardava bene i piedi». «Per me il salto era troppo difficile. Infatti noi femmine non facciamo mai dei salti così». «Io comunque non gli ho dato nessuna spinta». «Anche io. Perché poi a me non piace neppure fare dei salti dal muretto della cancellata. A me piace solo farei giro sul muretto tenendomi stretto con le mani alla cancellata senza cadere con i piedi sul prato. A me non piace saltare». «Neanche a me», «Neanche a me piace saltare».
Vabbè, dopo cosa è successo? Riflettiamo e pensiamo tutti…
«È successo quello che hai visto anche tu, maestro. Lui si è girato di scatto. Perché lui voleva fare un salto strano…» «Sì. È vero. Con la giravolta. Volevo fare un salto con la giravolta ma il piede, un piede mi è rimasto incastrato nella cancellata». «Solo che la cancellata è difeso e fa male, fa molto male, se ci prendi contro o ci rimani incastrato». «Mi faceva male al piede. Malissimo».
«Dopo sei caduto sul prato. Il maestro è venuto. Eravamo spaventati. Eravamo tutti spaventati». «Io non pensavo che cadeva». «Io non l’ho spinto, però Ero vicino a lui, è vero. Però io non lo ho spinto. Invece qualcuno ha detto che lo ho spinto ma non è vero». «Non mi ha spinto, è vero. Mi sono fatto male al piede da solo». «Dopo non riusa più a camminare e io ho avuto paura».
«Anche io avevo paura che si era rotto la gamba». «Il maestro e le altre maestre sono andate da lui per vedere come stava. Perché gli faceva male la gamba. il piede. La caviglia». «Io avevo paura che lui, dopo, dopo doveva andare all’ospedale. Invece dopo non c’è andato». «Anche io pensavo che dopo veniva l’ambulanza con la sirena invece dopo ci sono rimasto male perché non è venuta». «Però meglio così, perché L. non si è rotto il calcagno». «La caviglia, non il calcagno».
«Io ci sono rimasta male per L. perché non camminava più. Io pensavo che dopo poteva diventare zoppo». «Dopo la bidella ha portato il ghiaccio da mettere sul piede. Poi la maestra ha telefonato ai suoi genitori e dopo un po’ è arrivata sua mamma però lui stava già un po’ meglio. Un po’ riusciva a camminare. Però sua mamma lo ha preso in braccio come un bambino piccolo. Con due braccia».
(il Manifesto – 19 Agosto 2021)