Saman Abbas, la ragazza pakistana uccisa a Novellara, oggi potrebbe essere ancora viva. Perché abitava in Italia. Sarebbe bastato applicare l’articolo 18 bis del testo unico di immigrazione (ex 558 bis c.p.). Sì, la penso anche io come Ebla Ahmed dell’associazione “Senza veli sulla lingua” nella sua lettera pubblicata recentemente sulla Gazzetta.
Perché da tempo Saman non veniva dato la possibilità di studiare né di frequentare liberamente amiche o amici: possibile che suola e servizi sociali non si siano accorti delle sue assenze scolastiche? O di vestirsi come desiderava. Perché da mesi la ragazza denunciava la sua situazione di segregazione in casa dove veniva picchiata. Perché nonostante le sue denunce non è stata messa in una casa protetta senza cellulare – perciò non rintracciabile da nessuno, – e perciò non controllata; e non, invece, in una casa famiglia. Perché non è stata seguita da uno psicologo o da un mediatore culturale. Così Saman è tornata a casa sua per prendere i suoi documenti negati dal padre ed è andatane peggiore dei modi.
Le domande che pone Ebla Ahmed sono molto chiare: «Perché, se in Italia ci sono le leggi che l’avrebbero salvata, è stata uccisa?
Credo che non sia facile rispondere, ma non sia neppure inutile provarci. E le nostre istituzioni dovrebbero interrogarsi profondamente.
La mia sensazione è che ci possa essere un collegamento tra la sua uccisione e il famoso caso Bibbiano che ha imperversato a livello locale e nazionale fino a poco tempo fa nella nostra provincia. E, a prescindere dalle sue reali dimensioni e implicazioni giudiziarie, agli effetti collaterali negativi causati da questo caso nella Val d’Enza, a Reggio Emilia, in tutta la nostra provincia. E forse non solo.
Ammettiamolo: dopo il caso Bibbiano, usato strumentalmente a fini politici essenzialmente dalla Lega, – proprio per attaccare l’alto modello di servizi emiliani alla persona, – qualcosa è cambiato. L’attenzione, il coraggio, la reattività di alcuni servizi alla persona – sopratutto riguardo ai minori, – si è indebolita. Basta guardare i numeri degli affidi e degli interventi, la mobilità e il timore che si legge sulle facce di chi lavora nei servizi sociali rivolti alle famiglie e ai minori.
Caso Bibbiano a parte, probabilmente le cose sarebbero andate nello stesso modo? Il problema riguarda solo la cultura pakistana? Il caso Bibbiano non c’entra nulla con questa storia?
Può darsi.
Ma è importante rafforzare i servizi rivolti alla cura dei minori in difficoltà che, purtroppo, più gli anni passano e più sono sempre più numerosi. E’ importante che dopo una lunga fase di tagli al personale e ai fondi con la bugia della loro razionalizzazione e ottimizzazione, – con l’esternalizzazione che ha voluto dire soprattutto risparmio su questi servizi ai minori, di origine italiana o straniera – partiti politici e istituzioni riprendano a investirci seriamente. Proprio partendo dal nostro territorio, che verso i minori ha sempre avuto un’attenzione e una cura particolari.
Articolo pubblicato sulla del 6 Luglio 2021