Ringrazio Silvia Mastronardi, del direttivo della Flc Cgil di Reggio Emilia, di essere diventata insieme a me e a Ramona Campari promotrice di questa proposta. E di aver organizzato questa petizione.
«Diventa anche tu sostenitore della proposta di Giuseppe Caliceti per la creazione, a Reggio Emilia, di un Museo/Collezione nazionale sulla rappresentazione del lavoro, da metà Ottocento ad oggi, radunando e valorizzando il materiale artistico presente nelle Camere del Lavoro d’Italia.
Perché Reggio Emilia? Non solo sarebbe un grande onore e una grande occasione culturale nazionale per la città, ma anche per la storia e l’importanza di Reggio Emilia in tutto il Novecento rispetto alla storia dei lavoratori.
Perché le ex Officine Reggiane? “La nascita, lo sviluppo e il declino delle Officine Meccaniche Reggiane in un arco temporale che si è svolto per quasi l’intero XX secolo sono state l’oggetto della creazione di un autentico mito locale, che fa delle Reggiane “la fabbrica” per antonomasia. E’ stata la più grande industria dell’Emilia Romagna.” E oggi è uno spazio da condividere e valorizzare.
Perché la CGIL? Non esiste ancora, in Italia, una collezione completa capace di raccogliere, selezionare, offrire ai cittadini, il tesoro artistico racchiuso nelle sedi della CGIL presenti in tutta Italia.
Si offrirebbe all’intera storia dell’arte italiana che va da fine Ottocento a oggi un importante tassello oggi, in gran parte, mancante: quello in cui il desiderio di emancipazione dei lavoratori e l’aspirazione ad acquisire e ottenere nuovi diritti civili si lega indissolubilmente alle opere di tanti artisti italiani. Crediamo infatti che il sindacato, anche oggi, per occuparsi dei diritti dei lavoratori, non possa fare a meno di occuparsi anche della narrazione che viene fatta del lavoro e dei lavoratori nel nostro Paese».
Qui invece puoi trovare la mostra virtuale delle opere presenti attualmente nella Camera del Lavoro di Reggio Emilia, per lo più come motivo di arredo.
Il disegno a matita di un lavoratore che si trova nella Camera del Lavoro di Reggio Emilia è stato realizzato dal pittore Cirillo Manicardi.
Nel 1873 Manicardi frequenta l’incisore Romualdo Belloli che lo introduce all’arte della grafica presso la Scuola pel Disegno di Architettura, di Figura e di Ornato. Si iscrive all’Accademia Atestina di Modena dove frequenta i corsi di Figura a partire dal 1878. Nel 1880 espone per la prima volta a Reggio Emilia. Come borsista risiede a Firenze fino al 1883, frequentando i corsi dell’Accademia di Belle Arti e l’atelier del pittore Francesco Gioli. Nel 1884 è presente alla Esposizione di Torino. Nel 1887 compie un viaggio a Parigi, fondamentale per la sua esperienza professionale. Frequenta l’atelier dell’acclamato pittore Léon Gérome e lavora per un breve periodo nell’atelier di Robert Fleury. Rientra nel 1888 in Italia dove viene nominato accademico all’Accademia di Belle Arti di Modena e poi di Reggio Emilia. Nel 1889 è abilitato all’insegnamento e una sua opera è acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Verona. Entra in contatto con l’intellettuale socialista Camillo Prampolini e si fa promotore delle idee socialista, tanto da essere eletto presidente, nel 1900, della Cooperativa di Consumo di Massenzatico e della Cooperativa di pittori di Reggio Emilia. Partecipa nel 1898 alla Esposizione di Torino. Nel 1903 lavora alla decorazione di una cappella della Chiesa di San Nicolò di Reggio. Insegna dal 1891 presso la locale Scuola di Disegno per Operai e tra il 1905 e il 1909 aderisce al progetto di alfabetizzazione voluto da Prampolini.
Nel 1909 è incaricato della decorazione della facciata del rinnovato palazzo del Monte di Pietà, dopo avere creato la decorazione per il Teatro della Casa del Popolo di Massenziatico (progettato dall’Ing. Pier Giacinto Terracchini), ispirandosi alle pitture che ornavano la Casa del Popolo di Bruxelles, progettata dall’architetto Victor Horta. Tra il 1909 e il 1910 la commissione artistica della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, gli affida l’incarico di decorare l’interno della vecchia sede dell’Istituto, presso l’antico Palazzo Pratonieri. I lavori di restauro si completano nel 1916 e tra il 1917 e il 1920 l’artista procede alla decorazione del fregio pittorico. Negli ultimi anni della sua vita, l’artista si allontana dalla pittura. Nel 1927, due anni dopo la morte, è celebrato a Reggio Emilia da una grande retrospettiva.
Vedi anche:
- Archeologia industriale, mitologia personale: per un museo del lavoro a Reggio Emilia
Lettera inviatami dal collega Nazim Comunale - Un museo del lavoro: buona idea – Articolo di Ramona Campari sulla del 23 Febbraio 2021
- Un punto a favore dei sognatori – Articolo di Silvia Mastronardi sulla del 11 Febbraio 2021
- Per una collezione d’arte nazionale sul lavoro – Articolo pubblicato su del 10 Febbraio 2021
- Una collezione d’arte alle Reggiane – Articolo pubblicato su del 2 Febbraio 2021
- Un museo d’arte dedicato al lavoro – Articolo pubblicato sulla del 1 Febbraio 2021