Guardiamo un po’ le carte che avete portato a scuola….
«Le mie sono bellissime!» «Io ho quelle da briscola». «Le mie sono da ramino». «io so giocare a scopa e anche a briscola. me lo ha insegnato mio nonno». «A me a ramino ha insegnato mia mamma, però è difficile. Io non so giocare a ruba mazzo». «Le carte poi sono come delle figurine». «Puoi anche tirale, se vuoi. O farle andare una sopra l’altra e se ci vai sopra vinci tutte le carte che ci sono sul pavimento». «Tutte?» «Tutte».
«Io so giocare alla carta più alta. La pilata vince». «Io so giocare a Uno. Queste sono le carte da Uno». «Queste sono le carte da domino degli animali. Le avevo da tanti anni e mia sorella le ha ritrovate». «Queste sono degli animali e dei numeri».
Mi dite cosa vi piace delle carte?
«Ci sono i cuori rossi». «Non in tutte». «A me piacciono quelle da briscola, non da ramino. Perché ci sono delle figure». «Anche in quelle da ramino ci sono delle figure». «Quelle da briscola sono queste». «Quelle da briscola per me sono disegnate meglio, più colorate. Le altre sono solo rosse o nere. «Ci sono disegni e numeri, sulle carte. Sono una matematica».
Ma voi conoscete nomi delle carte? provate a farmene vedere un po’ e a dirmele…
«È facile perché… vedi? Qui ci sono due spade. Allora questa è la carta del due di spade». «Oppure cinque bastoni. Allora quella è la carta del cinque di bastoni». «A me piace perché le carte sono tutte diverse». «Sono tutte delle grandezza uguale e si possono fare delle… Si possono fare delle pile, delle capanne, delle costruzioni… Però basta un soffio di vento e cascano subito giù».
«A me piace più giocare con i Lego». «A me le mie piacciono se sono nuove». «Sono come dei cartoncini e sono anche lisce. Sono dei cartoncini lisci con sopra delle figure e dei numeri».
Mi dite le figure che vedete nei mazzi di carta che avete portato?
«I cuori. I riquadri». «Le coppe. Le spade. I denari. I bastoni». «Poi questi neri sono… I picche». «I fiori». «I cuori e i quadri sono rossi, invece i cuori e i quadri sono i rossi».
«Ci sono figure che io non so bene come si chiamano».» «Il re, la regina, la donna». «Il fante». «I cavalli». «Questo è l’asso di cuori. Anche questi sono gli assi» «Gli Assi sono le carte più potenti. Più dei re».
«Io a casa ho delle carte da gioco con i poteri ma sono nuove, non sono come queste carte vecchie. Queste le usa mia nonna, a giocare, le mie sono diverse, ma non le ho portate». «Io ho sempre paura di perdere le carte perché mio papà mi dice sempre di stare attento a non perderle perché dopo non si può più giocare a carte». «Maestro, perché ci hai fatto portare a scuola le carte da gioco?»
Provate a indovinare….
«Per giocare a carte?» «Per sapere i nomi delle carte». «Per sapere se noi conoscevamo le carte». «Io so giocare a scopa». «Io a rubamazzo». «Per me ce le hai fatte portare per scrivere in corsivo il loro nome». «Le hai fatte portare perché i numeri sono come la matematica,». «Allora anche italiano, se dobbiamo scrivere il nome».
«Per me ci hai fatto le fotocopie ingrandite per le carte per fare un lavoro d’arte». «Potremmo fare tutti gli sfondi diversi, maestro. Dividerli a matita a pezzettini, a onde, a quadratini, poi colorarli». «Però senza colorare il disegno della carta, eh?» «Con i pennarelli?» «Forse ce le hai fatte portare perché tu… Perché a te da piccolo ti piaceva giocare a carte».«Per me volevi farci fare una cosa nuova e insegnarci dei giochi con le carte». «Per fare una mostra di carte giganti e poi fare un cartellone da appendere al muro?»
Un po’ per tutte queste cose. Vedrete nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.
«Dopo però ce le ridai? le nostre, intendo.»
Certo, ve le ridò tutte.
(il Manifesto – 29 Ottobre 2020)