Qualcuno, alla lavagna, scrive i Buoni e i Cattivi. I Buoni sarebbero quelli che avrebbero fatto di tutto per riaprire la scuola e ne tessono le lodi senza vederne troppe difficoltà. I Cattivi quelli che ne avrebbero quasi ostacolato la riapertura e ne segnalerebbero ancora criticità. Chi ha ragione? Chi fil più meritevole? Nessuno. Perché tutti, dai presidi ai docenti, dalle famiglie degli studenti agli amministratori locali, hanno fatto la loro parte e del loro meglio. Spesso, poi, chi mette in evidenza criticità nella ripartenza, è tacciato come provocatore, polemista o catastrofista, come Salviniano, o nemico del governo in carica. Insomma, Cattivissimo. Come? Solito ritornello stantio: se fai troppa autocritica, alla fine fai il gioco del nemico. Oppure: non si sputa nel piatto dove si mangia. Ammettiamolo, sono frasi con cui a Reggio Emilia c’è chi convive da quando è nato. Basta sorriderci sopra. Ma poi capita che non siano solo i docenti e gli studenti del movimento Priorità alla scuola che ieri pomeriggio protestano contro questo strampalato inizio d’anno scolastico e chiedano al governo Una Costituente per la scuola, a chiedere una ripartenza un po’ migliore. Ma siano proprio i presidi dell’Emilia-Romagna, come testimonia il Resto del Carlino di sabato nelle pagine regionali. Titolo: «Sos dei presidi: Situazione quasi ingestibile». Sottotitolo: «Tante difficoltà, non sappiamo per quanto tempo il sistema potrà reggere». Sottolinea Lamberto Montanari,dell’Associazione nazionale presidi dell’Emilia Romagna: «Il problema fondamentale è che all’interno della scuola applichiamo regole militari (dice proprio così, giuro, n.d.r.) per proteggere dal Covid, ma appena gli studenti mettono piede fuori, qualsiasi cautela viene abbandonata».
In un recente convegno a cui ho partecipato alla Camera del Lavoro sulla Didattica al tempo della pandemia, alcuni interventi ricordavano come ogni preside e docente della scuola pubblica, – quasi come bidelli, membri di governo, ministri o responsabili di uffici scolastici regionali, – siano pubblici ufficiali. E perciò sia loro dovere, sempre e comunque, difendere le istituzioni di cui sono parte. Ma se gli stessi generali/presidi dell’esercito, non in una regione del Sud ma in Emilia Romagna, lancianoun sos e parlano di difficoltà? Che fare? Accusarli tutti di inutile allarmismo sociale? Di negazionismo scolastico?Rimuoverli per sostituirli con altri più valorosi e giovani presidi? O tacciarli di traditori delle istituzioni? Degradarli? Bollarli come anarchici fascicombattenti? Proposta: e se invece si ascoltassero di più senza issare code di paglia più alte di montagne russe? Ben sapendo che, comunque uno veda le cose, cercare di fare sempre di meglio è sempre possibile? Insomma, chi sono i Buoni e chi i Cattivi?
Articolo pubblicato su il 4 Ottobre 2020