In queste settimane pare quasi che chi si fa interrogativi sulla ripresa delle scuole a settembre sia per la loro chiusura a oltranza. E’ una narrazione sbagliata, strumentale. In realtà tutti vogliamo la riapertura delle scuole a settembre: studenti e docenti, genitori degli studenti e sindacati, presidi e personale ATA, governo e opposizione. Se qualcuno si pone interrogativi e condivide delle preoccupazioni è solo perché teme che la ripresa non sia così in sicurezza come potrebbe e, soprattutto, avvenga al ribasso, a discapito della qualità della scuola pubblica che in questi anni è stata già fortemente indebolita.
Ma alcune cose, piano piano, si chiariscono.
Primo: le sedie con le ruote pubblicizzate dalla ministra Azzolina a reti unificate a 300 euro, su Amazon costano 30 euro e a scuola non sembrano in alcun modo utili né sicure.
Secondo: la ministra che si vantava di lottare contro le classi pollaio (cioè troppo numerose) ha un modo tutto suo di farle scomparire: non assumendo più docenti, cioè sdoppiando le classi, in modo che si formino piccoli gruppi e non assembramenti di 28 o 30 alunni, ma trovando spazi più ampi in cui distribuire gli studenti: per esempio, in una palestra, probabilmente, per l’Azzolina potrebbe esserci anche una classe da cinquanta alunni e l’Azzolina non la considererebbe troppo numerosa.
Peccato che la sicurezza, come la qualità dell’apprendimento, non dipendono tanto dalla grandezza dell’aula quanto dal rapporto numerico tra studenti e docenti: più il rapporto è basso, più ci sono sicurezza e qualità. Per un docente, controllare che dei bambini rispettino le distanze di sicurezza, non è la stessa cosa se i bambini sono dieci, trenta o cinquanta.