Reggio Emilia e i suoi amministratori legati alle istituzioni scolastiche, considerate sempre al top dal PD nazionale e del centrosinistra quando ci sono le elezioni in vista, hanno la voce un po’ bassa: come accade spesso quando a Roma ci sono governi di cui fa parte anche il PD.
Recentemente è già accaduto al tempo del governo Renzi: il PD propone la Buona Scuola; politici e istituzioni culturali reggiane tacciono, – e chi tace acconsente, si dice, – nonostante quella fosse una chiara riforma anti Reggio Approach o, semplicemente, proponga una politica scolastica diametralmente opposta a quella che lo stesso PD propone qui a Reggio.
Ma perché qualcuno inizi a parlare criticamente della Buona Scuola, dovrà prima cadere il governo Renzi, poi Renzi dovrà andarsene dal PD. Troppo tardi.
Anche rispetto alla problematica ripresa delle scuole a settembre, forse il PD locale potrebbe dire qualcosa di più. Perché magari le aule ci sono, ma i docenti necessari no, il governo ha detto che non li mette.
Chiedo a PD e amministratori delle istituzioni scolastiche reggiane coerenza e serietà tra politica scolastica locale e nazionale.
Se ai cittadini reggiani si chiede come amministrazione locale di investire più di 20 milioni all’anno per lo 0-6, come è possibile, come amministratori reggiani, accontentarsi di un governo che mette sul piatti 1 + 1,5 miliardi quando solo il governo Berlusconi con la riforma Gelmini tolse 8 miliardi e 140mila docenti? E’ come se il Comune di Reggio dimezzasse i soldi per le scuole dell’infanzia comunali: politici, amministratori, pedagogisti, docenti resterebbero così silenziosi?
Articolo pubblicato sul dell’ 11 Luglio 2020