Gentile direttore, ho letto con interesse sulla Gazzetta il recente articolo a firma Giacomo Bigliardi sul mondo dell’istruzione. Prendo atto delle parole rassicuranti di Patrizio Bianchi e Anna Ascani, ma ne vorrei approfittare per porre loro ed ad altri esperti e politici alcune domande, visto l’allarme lanciato dai sindacati della scuola, unitariamente, che affermano come per una ripresa in sicurezza delle scuole a settembre siano necessari a Reggio Emilia 3000 docenti, in Emilia Romagna quasi 20.000 e in Italia circa 170.000: fonti Silvano Saccani segretario della FLC CGIL di Reggio Emilia e Simone Saccani della FLC CGIL dell’Emilia Romagna.
- E’ vero che per la ripresa in sicurezza delle scuola pubblica a settembre mancano migliaia di docenti o, secondo voi, i sindacati dicono il falso? Se è vero, il governo come pensa di porvi rimedio?
- Il comitato di esperti per la ripartenza, di cui il dottor Patrizio Bianchi è coordinatore, da chi è composto? E quanti sono i docenti o i presidi presenti? Cioè chi ha a che fare quotidianamente con bambini e ragazzi?
- Il dottor Bianchi afferma che «nulla, a scuola, dovrà essere come prima» del Covid 19, perché è «necessario che la scuola cambi e diventi nuova, per adattarsi ai ragazzi che crescono nel digitale»; sono d’accordo: belle parole; d’altra parte, come esperto, saprà che tutti gli studi pedagogici e didattici ci dicono che, specie nell’insegnamento ai più piccoli e ai disabili, ma non solo, la presenza dal vivo è fondamentale perché si insegna, a scuola, «attraverso le emozioni, loro veicolano nozioni, o non c’è insegnamento», e pare proprio che attraverso uno schermo passino le nozioni, ma le emozioni facciano fatica a passare. Cosa ne pensa? Studi errati?
- Il dottor Bianchi parla della necessità che la scuola diventi nuova e più moderna, ma il tratto di continuità dei governi di centrosinistra e centrodestra dal 2008 a oggi sono tagli al personale scolastico e ai fondi, che in Europa sono già tra i più bassi: crede che possa esserci vera e seria innovazione senza fondi e personali? Solo nel 2008 il governo Berlusconi con il ministro Gelmini ha tolto alla scuola pubblica 8 miliardi e 140mila docenti; Bianchi e Ascani pensano che i 2,5 miliardi stanziati dal governo siano sufficienti per far riprendere la scuola in sicurezza?
- Ogni anno statistiche OCSE ci dicono che gli studenti italiani hanno gravi lacune nell’apprendimento: risulta anche a voi che l’OCSE non sia un ente pedagogico ma economico, e che si è schierato più volte pubblicamente contro la scuola pubblica e gratuita per le famiglie e a favore di una scuola privata a pagamento? Nonché abbia parlato dell’educazione e della formazione come una merce e un terreno d’affari per i prossimi decenni? Secondo voi possiamo ritenere che i suoi giudizi siano affidabili o non spingano verso una scuola non pubblica e non gratuita? Ancora: quando si danno questi dati comparativi, si specifica se gli studenti europei frequentano scuole pubbliche gratuite o scuole private a pagamento, per quanto riguarda quelle dell’infanzia e della primaria, che costano alle famiglie dai 20mila ai 3mila euro a famiglia? Se no, secondo voi, perché?
- Bianchi ricorda, giustamente, che la scuola debba fare comunità: pensa che la didattica a distanza aiuti a fare comunità o, invece, ostacoli il fare comunità? Lo chiedo per sapere se parliamo di comunità reali o virtuali, o se per Bianchi sono la stessa cosa…
- I progetti di Cirfood legati alle mense scolastiche partono dal presupposto che la scuola primaria sia sempre più una scuola a tempo pieno, cioè che prevede la presenza a scuola dei bambini di otto ore al giorno, ma per diffondere il tempo pieno ci vogliono più fondi e docenti o basta accorciare le ore da 60 a 40 o 50 minuti l’una: voglio dire, che senso ha parlare dell’importanza della mensa e della scuola a tempo pieno se, da decenni, lo stato centrale, per risparmiare, invece di incrementare il tempo pieno, lo sta progressivamente togliendo e, comunque, svuotando dei suoi connotati laboratoriali che lo distinguevano come eccellenza almeno in Emilia Romagna?
- Il comitato scientifico ci ha dato come principale criterio di sicurezza per la ripresa della scuola il distanziamento sociale, perciò si andrà presumibilmente verso uno sdoppiamento delle classi come la mia di 25 alunni: io ne terrò 13, chi gli altri 12? In caso a settembre abbia 26 alunni e ci sia un contagio, – a Rolo già nei giorni scorsi c’è stato il caso di un bambino nei campi estivi, e non in un’aula, al chiuso, come avverrà in autunno e inverno, – ne sarà responsabile Bianchi, l’Ascani, Azzolina, la mia preside, io o nessuno?
- Fino a qualche anno fa si parlava delle scuole a distanza o online, tipo CEPU o Grandi Scuole, come scuole «per ripetenti», con valenza un po’ negativa, cioè scuole private dove venivano iscritti studenti bocciati nella scuola in presenza, per recuperare un anno perso: il criterio era quello dei famosi diplomifici, io genitore do dei soldi, e tu scuola on line, di fatto, in un modo o nell’altro, mi promuovi mio figlio. Adesso invece c’è chi parla della crisi sanitaria quasi come una benedizione che avrebbe o potrebbe portare la scuola italiana e gli studenti nella modernità e nel futuro proprio attraverso la scuola on line: non lo ritenete esagerato?
- Quando si parla del rapporto tra docenti e studenti nei vari Paesi del mondo, sui giornali si omette sempre di dire che i nostri docenti di sostegno che affiancano i bambini disabili fanno parte del conto, mentre in tanti altri Paesi non esiste l’eccellenza italiana dei bambini disabili nelle scuole ma esistono ancora classi differenziate; naturalmente questo fa sballare i conti di ogni statistica, se non se ne tiene colpevolmente conto; a volte c’è solo un docente per un bambino disabile grave, cioè un bambino disabile costa 25/30 volte un bambino normale, anche per questo nelle scuole private ci sono pochissimi bambini disabili; diciamo che un bambino disabile è assolutamente antieconomico; per questo chiedo: come si immagina la «nuova scuola» che immagina Bianchi rispetto al tema disabili? Dove già lo stato fornisce metà dei docenti di sostegno rispetto a quelli necessari? Ci sarà anche da noi, per risparmiare, un ritorno alle classi differenziate come avviene in altri Paesi anche europei e avveniva da noi negli anni Sessanta del secolo scorso, e magari il capitolo di spesa di questi studenti, per risparmiare, farà capo alla Sanità e non al Ministero dell’Istruzione?
Grazie anticipatamente per le risposte a nome mio e di tanti docenti e genitori.
Giuseppe Caliceti