Legge di bilancio. La manovra ha partorito il topolino: pochissime risorse e, soprattutto, nessuna traccia di quell’aumento di stipendio a tre cifre di cui si è parlato per otto mesi
O tre miliardi alla Scuola o me ne vado», ha ripetuto per mesi il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. E adesso se ne è andato. A Bilancio 2020 appena approvato. Tiriamo le somme. E c’è poco da stare allegri. Di aumento di stipendi se ne è parlato tanto, per esempio. Ma una cosa sono i fatti, un’altra le parole. E per il comparto scuola ci sono poche e deludenti novità: pochissime risorse e, soprattutto, nessuna traccia di quell’aumento di stipendio a tre cifre di cui si è parlato per otto mesi. L’aumento si ferma a circa 80 euro, più o meno la cifra dell’ultimo rinnovo.
Il tavolo istituito presso la Presidenza del Consiglio sarà la sede per segnalare le risorse necessarie per il rinnovo del contratto, prestando attenzione a tutte quelle disponibili. Quali? Probabilmente quelle della Carta docente, il bonus da 500 euro che annualmente viene erogato per la formazione e l’aggiornamento dei docenti di ruolo delle scuole statali. L’idea piace ad alcuni sindacati, non ai docenti. È invece già deciso nella Legge di Bilancio che il bonus merito entrerà a far parte del Fondo di istituto e sarà la contrattazione a stabilire come utilizzarlo. Insomma, la montagna ha partorito il classico topolino.
E il ministro dell’Istruzione Fioramonti? Già nei giorni scorsi le dimissioni sembravano certe subito dopo l’approvazione della legge di Bilancio: l’intervento nella conciliazione con i sindacati in mobilitazione e l’appello del M5S non hanno fatto cambiare idea al ministro, che a Natale diffonde un post atteso da tempo: «Con la formalizzazione a breve dell’incarico del nuovo direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Stefano Straniti, si potrà finalmente trovare una soluzione completa e condivisa per la vicenda della professoressa Rosa Maria Dell’Aria». E aggiunge: «Il mio personale auspicio è che al più presto si possa mettere la parola fine a questo caso molto spiacevole. La scuola deve essere un luogo di incontro e di crescita nel confronto dialettico e culturale. Sempre». È l’auspicio di tutti i docenti italiani. Se Fioramonti si fosse dimesso quando il Pd e Confindustria gli imposero l’alternanza scuola/lavoro e le prove Invalsi, sarebbe stato un eroe. E ora? Chi sarà il nuovo ministro dell’Istruzione? L’unico nome circolato nelle scorse settimane è quello di Nicola Morra, presidente Antimafia.
(il Manifesto – 27 Dicembre 2019)