Partecipo a una assemblea sindacale territoriale del personale della scuola. Tema: il contratto. Eravamo una cinquantina. In provincia di Reggio Emilia, non nelle Ande. Presenti: un sindacalista della CGIL e una sindacalista della CISL. Il primo inizia a parlare di sicurezza a scuola. Resisto due minuti, poi alzo la mano. Non si doveva parlare di contratto? Parto da qui per fare alcune libere considerazioni su sindacati, docenti e pensionati.
I sindacati non devono inseguire la cronaca, ma tornare alla madre di tutte le battaglie: il salario.L’aumento del salario dei docenti. Perché è un tema che unisce tutti, mentre altri si sono rivelati più divisivi e meno efficaci. E perché il salario, troppo spesso, in questi anni, è stato relegato in secondo piano. O peggio: barattato. Anche quando si è siglato, dopo dieci anni, il recente – deludentissimo – contratto. Invece di fare una battaglia ferma e convinta per un aumento lo stipendio di almeno duecento euro lordi, si è pensato di accettare degli spiccioli pur di scongiurare l’autonomia scolastica – roba pericolosa, certo, – ma non da barattare con il salario. Così l’aumento netto allo stipendio dei docenti, dopo dieci anni, oggi si aggira all’incirca a circa 60/80 euro lordi di renziana memoria, che poi sono meno di 40 netti, se non sbaglio. Non compensano neppure l’inflazione.
Nei giorni scorsi il sindacato dei pensionati ha detto no al governo che gli proponeva un aumento ridicolo della pensione, affermando che non voleva elemosina. Perché i docenti non possono avere almeno la dignità dei pensionati? Perché i sindacati della scuola non possono rompere col governo? Parliamo di dignità. Misuriamola. Proposta provocatoria: deve essere almeno equivalente a quanto io, lavoratore della scuola, spendo per aderire a un sindacato che trattiene dal mio stipendio il contributo per sé. Facciamo due conti: dopo aver dato per dieci anno, ogni mese, una parte del mio stipendio a un sindacato, al decimo anno si è rinnovato il mio contratto con un aumento di circa 40 euro netti. E’ giusto? E’ abbastanza? E’ dignitoso? No. C’è una soglia minima di dignità. Voglio dire: ci vuole un minimo di coraggio.
Lo so, è il ragionamento della serva. Ma è anche il ragionamento che ormai, credetemi, fanno molti colleghi:“Il mio stipendio aumenta di più se non do i miei soldi al sindacato, piuttosto che se sto ad aspettare i loro aumenti minimi”.
Non condivido questo ragionamento. Come non condivido i tanto docenti che, anche in Emilia, hanno votato Lega e M5S per andare in pensione con quota 100. Ne parlo perché occorre che i sindacati della scuola capiscono bene quale è la situazione, oggi. Certo, i tempi sono bui e la contrattazione non è facile. Ma non si può oltrepassare una soglia minima di dignità o rischiano di saltare i sindacati: non perché li fa saltare un governo, ma perché i lavoratori si sentono traditi e se ne vanno. Voglio dire: le battaglie devono essere fatte. Poi si possono vincere o perdere, ma così, almeno, la dignità rimane comunque. Se invece non si fanno neppure, magari per paura che vada ancora peggio, – pare questa, oggi, l’ossessione di tanti, troppi sindacati della scuola, – è sicuro che andrà sempre peggio. Coraggio!
Articolo pubblicato sulla del 19 Novembre 2019