In un primo momento questo, intitolato La vita nuova, doveva essere il Secondo libro, poi è diventato il Terzo, con l’inserimento de Le voci della poesia come secondo; naturalmente dopo il primo, da cui tutto è nato, cioè il Canto emiliano dei morti.
Inizia dal 2001 con l’attentato alle torri gemelle di New-York e termina con la nascita nel maggio del 2005 di mia figlia Gioia Sofia. Ancora una volta, come capita spesso in questi Canti, però, i fatti narrati non sono tutti legati ad avvenimenti che accadono tra il 2001 e il 2005; e comunque non sono narrati in modo cronologico.
Mi rendo conto che per me ogni libro, diviso in quattro parti, è come una sinfonia: dove ci sono più temi che si intersecano, vengono variati, si sovrappongono. In particolare, la divisione in quattro Canti di ogni libro, oltre alla mia simpatia e ricorrenza per il numero 4, ha a che fare con la forma sonata musicale. L’intento è stato quello di lavorare il materiale a disposizione – verbale – come se avessi a che fare con un materiale musicale. Considero infatti le “costruzioni della parola” – romanzi, poemi, – generalmente meno complesse nella loro organizzazione rispetto a quanto lo siano le “costruzioni musicali”.
In ogni canto confluiscono e vengono mixati tra loro vari temi e motivi; alcuni trapassano addirittura da un Canto o da un Libro all’altro; ne ricordo alcuni presenti in questi canti in modo più specifico.
Nel canto IX si fa riferimento a una vacanza a Creta con mia moglie.
Nel canto X il “basso continuo” è dato dalla “litania dei titoli azionari”; è di fatto la trascrizione integrale, ma sincopata e rimixata, di un miotesto del 2000 che si intitola appunto Opa pro nobis – litania dei titoli azionari che è stato pubblicato prima da Elytra Edizioni e poi, all’interno del libro pubblicatone 2002 Ad alta voce – poesie interattive con la prefazione di Nanni Balestrini. L’edizione di Elytra era invece presentata da unnaltrw caro amico:
(Reggio Emilia – 01 Luglio 2000)
Cazzo, e pensare che mentre io digito GRATIS sulla tastiera “cuore” e “amore”, ci sono POETI della consolle che fatturano scrivendo versi che rimano con “mediobanca” e “Ericson”. Sono il più grande esperto in new economy, conosco alla perfezione tutte le sfumature del LASTRICO. Tiziano Scarpa
Opa pro nobis – litania dei titoli azionari è stata scritta per uno spettacolo col gruppo musicale Icarus di reggio Emilia per una serata a Ricercare 2000, poi sostituita con l’incontro Fernanda Pivano e Luciano Ligabue.
La prima lettura pubblica del testo è avvenuta il 1° Luglio del 2000 all’interno della rassegna Clubspotting ai Chiostri di San Pietro, con Raul Montanari e Tiziano Scarpa a fare da coro e l’Alleluia di Handel in sottofondo. Non fu una grande lettura. Lo dissi a Giulio Mozzi, che ringrazio per avermi inviato questa mail:
Mi dispiace che l’orapronobis non sia venuta bene, forse l’all’ell’ujab di Handel non è la musica più adatta da mettergli dietro, e insomma, lasciamelo dire: tu, Tiziano e Montanari avete troppo poca – o troppo dimenticata – esperienza di chiesa per far bene al primo colpo una cosa del genere. Se proprio vuoi una musica, devi scegliere qualcosa di molto sotto-sotto-tono, secondo me. Poi c’è una cosa che succede sempre in chiesa: il pubblico (le vecchiotte) prende un ritmo e così dice “ora pro nobis” a tempi fissi, indipendentemente da come il prete dice i vari attacchi; così che si crea a un certo punto una sorta di sfasamento, di “phasing” (come lo chiama Steve Reich), con il prete che va da una parte e la gente dall’altra (io parlo così, magari avete fatto proprio in questo modo). L’effetto della cosa è un perdersi del senso effettivo della cosa, per cui la ripetizione dell’opa-pro-nobis diventa quel che in sostanza e per natura è: una tecnica di ritrazione del respiro, una forma di meditazione slegata dal significato di ciò che si dice, come ripetere l’hard Krishna vare Krishna / Krishna Krishna hare hare. Uguale.
La litania dei titoli azionari fu riproposta il 5 Luglio del 2000 a Milano all’interno dell’iniziativa Biblioteche in giardino curata da Leonardo Pelo, Paola De Martino e gli altri valorosi ragazzi delle Edizioni Addiction. Questa volta senza musica di sottofondo e con Raul Montanari ed Aldo 9 a fare da coro — avevo comunicato loro dettagliatamente le indicazioni ricevute da Giulio. E questa volta l’esecuzione funzionò perfettamente.
Segnalo il Canto XII perché in un secondo momento ho inserito la poesia visiva del sole – cioè l’immagine del sole fatta dalla parola sole ripetuta più volte. Da questo momento, ho sentito l’esigenza non solo di lavorare con font diversi, ma di inserire all’interno dei Canti – soprattutto quelli che seguiranno – più “poesie visive” che si legano in qualche modo al testo. Oltre alla dimensione temporale dei canti – che immagino susseguirsi nel tempo uno dietro l’altro, – è infatti aumentata in me, col trascorrere del tempo e l’accumularsi dei versi, l’esigenza che il testo avesse anche un preciso effetto visivo sulla pagina.
Nel Canto XII racconto della nascita e dei primi anni di vita di mia figlia Gioia Sofia. Il nome Pulo fa riferimento a una zona di Molfetta, – città in cui è nata mia moglie, in Puglia, a dieci chilometri da Bari, – in cui sono state ritrovate delle grotte di uomini primitivi.
Poi c’è la canzone Albero bell’albero che sei in mezzo al prato che è una canzone in dialetto reggiano – qui messa in italiano, a sprazzi; la versione originale, almeno per come la ricordo, la ho pubblicata nel libro di filastrocche Enzo Lorenzo. Mio padre la cantava insieme a me e a mio fratello quando eravamo bambini. Ha una forma che mi ha sempre affascinato: si ripeteva e si allungava ad ogni strofa. Alcuni dei suoi versi, in italiano, ritornano in questi quattro Canti e in altri Libri dei Canti emiliani.
(Reggio Emilia, 12 Novembre 2019)