C’era una volta la scuola a tempo pieno con la cucina e le cuoche all’interno della scuola che preparavano i pasti caldi per gli alunni. Un ricordo. Forse resiste negli asili più belli del mondo, finché si ha 5 anni. Per risparmiare, alla primaria, oggi, arrivano i pasti del grande centro ristorazione che qualche inserviente riscalda. Come ogni docente italiano, ho un grande spirito di adattamento. Ogni giorno, da anni, a mensa faccio da cameriere a classi di venticinque bambini da sei anni in su. Disabili e certificati DSA compresi. Ma così facendo faccio fatica a sedermi a tavola con loro. Non possiedo il dono dell’ubiquità. Faccio fatica a convincerli ad assaggiare tutto. A seguirli tutti al meglio. Pazienza. In realtà mi piace fare il cameriere di bambini. Ma chi risparmia? E quali sono i miei compiti di docente elementare? Anche il cameriere? Non lavoro per nessuna multinazionale della ristorazione né per qualche comune, ma per il ministero dell’istruzione dello Stato. Non pago il pasto perché la mia non è una mensa aziendale: sono al lavoro. In alcune scuole ci sono inservienti che portano i pasti al tavolo, in altri casi sono i docenti. Perché? E’ vero, la grande multinazionale della ristorazione ha al suo interno dietologi certamente autonomi, preparatissimi, oggettivi. Ma almeno si cerchi di non strafare. Dunque, da un po’ la grande multinazionale della ristorazione propone i menù delle festività. Perché a Natale e a Pasqua si mangia roba diversa da tutti i giorni. Ci sta. E’ cosa buona e giusta. Ma poi trovi il menù del Giorno della Memoria: sfornato di pane raffermo, formaggio Caciotta e patate lesse. Cosa? E sempre a sei euro? E adesso chi lo spiega ai bambini di 6 anni e ai loro genitori questo collegamento tra il pane raffermo e la Giornata della Memoria? O il15 maggio, quando si festeggia la festa della famiglia con arrosto di suino al forno. Subito ti chiedi: di quale famiglia parlate, voi che non frequentate la scuola? Certo non la famiglia mussulmana. Quel giorno a scuola festeggiano solo gli alunni di alcune famiglie? Non è un autogol? O il 20 Novembre, quando si celebra la giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite con hot dog con würstel e patate arrosto con maionese e ketchup. Ma allora perché non andare a festeggiare al Mc Donald’s? Così è come a dire: e quando il venerdì si mangiano i filetti di pesce che nessun bambino vuole, non è più la festa del bambino ma della penitenza? Eh, sì, sono lontani i tempi di quando a scuola si parlava seriamente di educazione alimentare. E qualche pedagogista diceva addirittura che la cucina della scuola era come un laboratorio per i bambini. Ma il mondo deve andare avanti, va bene. Bisogna risparmiare, va bene. Ma facciamo tutto con un po’ di intelligenza, buon senso e senza ipocrisie. Almeno a scuola. Almeno di fronte ai bambini e alle loro famiglie.
Articolo pubblicato sul del 13 Ottobre 2019