Oggi ripassiamo tutto quello che abbiamo studiato e ricordate sugli aggettivi….
«Gli aggettivi sono delle specificazioni del nome delle cose».
«Gli aggettivi sono parole che accompagnano i nomi».
«Sono parole che ti spiegano meglio come è una cosa».
«Se tu dici un colore, quello, per esempio, è un aggettivo. Per esempio, la luna bianca. Bianca è un aggettivo».
«Tutti i colori sono aggettivi, è vero».
«Ti spiegano le cose. Come tu le vedi. Per vederle meglio anche con la lettura e la scrittura».
«Gli aggettivi sono parole per descrivere».
«Ci sono tanti aggettivi perché le cose possono essere molto diverse. Anche le persone e gli animali. Infatti i nomi si dividono in nomi di animali, di cosa e di persona. E possono essere tutti molto diversi. Tutte le cose. Tutte le persone. Tutti gli animali. Per questo ci devono essere molti aggettivi».
«I nomi possono avere tanti aggettivi, è vero. Anche un solo nome può avere tanti aggettivi. Per esempio, sei io dico mare, il mare è un nome, e questo nome può avere molti aggettivi: mosso, alto, basso, nero, azzurro, ondoso, tempestoso, calmo, liscio, eccetera».
«Per me gli aggettivi sono molto importanti perché altrimenti tutto quello che leggiamo sarebbe quasi uguale. Sarebbe piatto. Invece con gli aggettivi ci sono un po’ di differenze in più. Si capiscono meglio le cose».
Esistono vari tipi di aggettivi…
«Sì. Anche opposti. Per esempio, triste è un aggettivo. Perché un bambino o una bambina, che sono i nomi, possono essere tristi. Però l’opposto di triste è un altro aggettivo: allegro».
«Gli opposti degli aggettivi non possono mai essere nomi».
«Questo è vero. Però non hanno gli opposti sono gli aggettivi, per me».
«Alto, basso. Lungo, corto. Veloce, lento. Questi sono tutti aggettivi».
Stavo proprio per dirvelo: mi state parlando solo di aggettivi qualificativi.
«Ah, già. Perché ci sono anche i tre gradi dell’aggettivo. Il primo grado, che è come il primo piano… Insomma, il primo grado dell’aggettivo, che si chiama anche grado positivo, ha gli aggettivi qualificativi così come li conosciamo noi. Così come sono scritti sul dizionario. Poi…»
«Dopo c’è il secondo grado che ha gli aggettivi comparativi, gli aggettivi diminutivi – anzi, no….».
«Sì, quelli di maggioranza, di minoranza e uguaglianza».
«Perché se io dico alto, è una cosa. È un aggettivo qualificativo. Ma se dico che Paolo è più alto di Francesco, quello non è un aggettivo al grado positivo, ma al grado comparativo di maggioranza, perché c’è più alto di».
«Meno alto di, invece, è comparativo di minoranza».
«Comparativo viene da comparare, che vuol dire confrontare, fare dei confronti, trovare delle differenze».
«Io mi confondo sempre con il secondo grado dell’aggettivo».
«Se invece c’è alto come, cioè Paolo è alto come Francesco, che c’è il come, o c’è tanto quanto, allora è di uguaglianza, perché sono alti uguali».
«Io mi confondo questi aggettivi del secondo grado con i nomi… Come si chiamano? I nomi alterati? Sì, credo i nomi alterati».
«Per me il primo grado è facilissimo. Anche il secondo».
«Per me sono tutti facilissimi».
Mi parlate del terzo grado dell’aggettivo?
«Il terzo grado è il più alto. È quello del superlativo. Però non esiste solo un superlativo».
«Esistono due superlativi: assoluto e relativo. Se io dico: Paolo è il più alto della sua classe, quello è un aggettivo superlativo relativo. Perché non è il più alto del mondo. Perché Paolo è il più alto solo della sua classe».
«Invece se dico altissimo, è superlativo assoluto, che poi è il massimo che esiste».
«Anche se nemmeno quello vuol dire che è il più alto del mondo».
«Vabbe’, però ci siamo capiti…»
«Io no, non ho capito benissimo. Io mi confondo sempre con il comparativo di maggioranza e il superlativo relativo. Sempre no, ma spesso. Perché si assomigliano».
«Perché bisogna vedere se davanti c’è l’articolo: il più alto della classe. Se c’è il, allora è sempre superlativo relativo».