Abbiamo incominciato a studiare i Romani. Cosa ricordate?
«Allora, io mi ricordo la leggenda di Romolo e Remo e della lupa che li ha trovato sulla riva del fiume Tevere, che infatti c’è ancora a Roma, e poi, invece di mangiarli, li ha allattati e li ha fatti crescere e dopo loro hanno fatto la battaglia tra loro per vedere chi moriva e chi perdeva, chi vinceva e chi faceva nascere la città di Roma, però la storia non me la ricordo bene anche perché era una leggenda, non è proprio una storia vera».
«Infatti il simbolo della squadra di calcio della Roma è ancora la lupa. Anche se io, veramente, credevo che era un maschio e non una femmina, un lupo e non una lupa».
«La storia è che prima, all’inizio, per molti anni, almeno duecento o trecento, a Roma ci sono stati i re e comandavano i re. I sette re di Roma. Ma forse anche più di sette. Solo che i più importanti che ci sono sul nostro libro sono sette. Solo sette. Poi c’è stata la Repubblica che vuol dire che comandavano un po’ tutti i patrizi, che poi erano i più ricchi, ma anche un po’ i plebei, cioè quelli che non comandavano mai, come gli schiavi. Poi c’è stato Giulio Cesare che ha fatto l’impero romano che era poi grandissimo, più di tutta l’Italia e di tutta l’Europa, secondo me. Anche in Africa».
«Però le guerre con Cartagine ci sono state dopo, non all’inizio. Perché all’inizio Roma era ancora piccola. Prima ha dovuto conquistare i Sanniti. Poi tutto il Lazio. Poi la Toscana. Poi quasi tutta l’Italia, non ancora tutta. Quelli sono stati gli anni dei sette re di Roma che poi il primo è stato Romolo».
«Però degli archeologi hanno trovato dei reperti di Roma del 753 avanti Cristo, cioè prima della nascita di Gesù Cristo. Proprio come racconta la leggenda… Insomma, non sempre le leggende sono tutte delle storie false, inventate… Ci sono anche cose vere, per me».
«Il primo re è stato Romolo perché è stato il fondatore della città di Roma, cioè quella che l’ha inventata e ha inventato anche il suo nome».
«Il secondo era Pompilio che era un po’ re e un po’ sacerdote, cioè prete. Si chiamva Numo Pompilio. Lui ha fatto costruire molti tempi perché come ogni sacerdote lui era molto ma molto religioso. Poi lui ha inventato anche il calendario con i dodici mesi».
«I mesi si chiamavano in latino, non in italiano. La loro lingua era il latino».
Ricordate altre notizie sui sette re di Roma?
«Per me avevano dei nomi un po’ strani».
«Gli ultimi tre infatti non erano romani, erano Etruschi».
«Numa Pompilio fu un re pacifico che non voleva mai fare la guerra a nessuno. Lui si occupava solo di cose religiose. Perché una volta, a Roma, non c’era il Papa. E il re faceva un po’ da re e un po’ da Papa».
«Ha fatto costruire molti templi. Che poi sono come le chiese adesso. Solo che i Romani non credevano in un solo Dio, ma in tanti. Come i Greci. Anzi, loro si sono fatti prestare gli dèi da quelli Greci. Ci hanno solo cambiato il nome».
«Tullio Ostilio, mi ricordo, c’è scritto che ha distrutto la città di Albalonga, però non so dove è».
«Anco Marzio ha fatto costruire il porto di Ostia. Perché il porto, a Ostia, è molto antico».
«I tre etruschi sono gli ultimi tre: Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo, che era il peggiore perché… Insomma, era un tiranno. Cioè era molto cattivo».
«Dopo di lui infatti i Romani non hanno voluto più i re ma hanno inventato la Democrazia. Però era diversa da quella dei Greci perché a Roma c’erano due consoli che dovevano sempre andare d’accordo oppure non potevano scegliere niente».
«Per me gli dèi dei Romani avevano il nome diverso perché anche la lingua era diversa. Il latino non era uguale al greco. I Romani non parlavano il romanesco, ma il latino, come adesso lo parla anche il Papa che c’è adesso».
«I sette re però non erano come i re che ci sono stati prima. Cioè, a Roma non c’erano i principi, i figli dei re non diventavano il re, dopo, il re che c’era dopo, non era suo figlio, neppure se nasceva maschio».
«Infatti loro bisticciavano sempre per fare il re e diventava re chi era più forte nella guerra».
«Si dice che non erano ereditati: il re non poteva far diventare re suo figlio, solo perché era suo figlio».
«Allora neppure le regine».
«Ma le regine non c’erano, mi sembra».
«Maestro, c’erano anche le sette regine dei sette re di Roma o loro non erano sposati?»
(il Manifesto – 25 Aprile 2019)