Quest’anno alla recita di Natale davanti a tutte le classi della scuola, noi di Quinta canteremo il canto tradizionale natalizio «Adeste fidelis». Avete capito perché abbiamo scelto proprio questo?
«Io! Perché è in latino, in lingua latina, non italiana».
«Perché noi sul sussidiario di riflessione linguistica abbiamo scoperto che la lingua italiana non è nata da sola, ma dai Romani. Cioè, è nata dalla lingua che parlavano i Romani: il latino».
«Adesso il latino è una lingua che non parla più quasi nessuno. Solo il Papa e degli uomini della Chiesta parlano il latino».
«Però mia cugina fa una scuola che insegnano anche la lingua latina!».
«Sì, ma la studia per niente. Cioè, non per niente. Cioè, non si parla molto».
«Mia mamma ha detto che tanti anni fa in chiesa la messa si diceva solo in latino. Infatti la diceva solo il prete. Le persone che andavano a messa stavano sempre zitte perché non sapevano in latino».
«In realtà sul nostro libro c’è scritto che all’inizio parlavano il latino anche gli studiosi, le persone colte, intelligenti, non i poveri. I preti e le persone studiose, parlavano in latino. Invece dopo, l’hanno parlata anche gli altri…».
«No, dopo il latino si è mischiato con le altre lingue che i popolani parlavano nelle varie regioni d’Italia, che poi erano i vari dialetti italiani e dal mischiamento tra il dialetto toscano e il latino è nata la lingua volgare italiana che sarebbe poi l’italiano».
«Però noi abbiamo studiato che lingua volgare non vuol dire che dicevano parolacce. Insomma, volgare voleva dire la lingua del volgo, che poi è una parola che in latino vuol dire popolo. Cioè una lingua popolare».
«A me è piaciuta la cartina dell’Italia sul libro dove spiegava tutti i dialetti delle Regioni italiane e come si diceva la parola “Signore” in tutti i dialetti. Faceva ridere».
«In Lombardia si dice “sciur”, in Piemonte si diceva “Monsù”, da noi si dice “sgnour”, in dialetto. Al sud Italia si dice “signò”. In Calabria però si diceva “gnuri”».
«In Sicilia si dice “signuri”, però».
«Ma è logico che sono diversi tutti i dialetti, tutte le traduzioni della parola signori in dialetto perché tutta la lingua italiana prende origine dal latino, ma lei si confonde e si mischia con i dialetti italiani che loro, però, sono tutti diversi uno dall’altro e infatti è per questo che la parola signor è diversa in tutte le lingue del dialetto e delle regioni».
«Io mi ricordo quando ci hai detto che una delle prime lingue scritte volgari in italiano è il “Cantico delle creature” di San Francesco. Però non era volgare in quel senso che noi diciamo adesso, ma perché lui aveva scritto quella poesia in italiano, non in volgare. E la lingua italiana antica, all’inizio, si chiamava volgare e non italiano».
E cosa dice questa canzone che abbiamo provato a tradurre in italiano?
«È un angelo che parla e chiama tutti gli altri angeli e i pastori e le altre persone alla capanna dove è nato Gesù Bambino, lì a Betlemme».
«Non è difficile tradurre le parole che sono latine, perché sembrano delle parole un po’ italiane».
«È logico. Perché se l’italiano deriva dal latino, non è difficile tradurle in italiano».
«Betlhem per esempio si capisce che è Betlemme».
«Domini vuol dire Dio, vuol dire Signore».
«Perché il latino tanto tempo fa era famosissimo. Perché era la lingua dei Romani e i Romani erano famosissimi. Avevano un esercito grandissimo e avevano conquistato quasi tutto il mondo e quando loro conquistavano un popolo, gli insegnavano il latino».
«Io se uno parla latino un po’ mi sembra di riconoscerlo perché quasi tutte le parole mi sembra che finiscono con la s. Non tutto, ma molte parole».
«Per me il latino è una lingua religiosa, se no il Papa non la parlava».
«Per me la nostra canzone alla recita sarà un successo perché anche mia mamma si è stupita che noi imparavamo a cantare la canzone in lingua latina».
«Per me è una musica bellissima che viene benissimo quando facciamo il coro tutti insieme. Però si vede che non è molto moderna».
«Be’, questo è sicuro. Perché poi i Romani e il latino ci sono stati più di duemila anni fa».
«Ma la canzone la hanno fatta dopo».
(il Manifesto – 13 Dicembre 2018)