Prima di studiare le singole regioni, abbiamo parlato in generale dell’Italia. Abbiamo in particolare parlato della popolazione. Chi si ricorda qualcosa?
«Ci sono 59 milioni di persone, in Italia. Tantissime. Maschi e femmine. Adulti e bambini».
«Ah, io mi ricordo che c’è la crescita zero. Come quando non ti crescono più i capelli. Cioè, non proprio. Però ci assomiglia. Cioè, in un anno muoiono mettiamo cento persone e ne nascono cento. Allora non c’è neppure un bambino in più che nasce. Sono pari. Morti e vivi».
«Quelli che nascono non sono di più di quelli che muoiono. Invece fino a venti o trenta anni fa c’erano più che nascevano e meno che morivano e allora gli italiani aumentavano di numero»
«Però ci sono anche gli extracomunitari».
«Ma loro non sono proprio italiani».
«Se però fanno un figlio che nasce in Italia, dopo anche lui è italiano».
«Io mi ricordo che la parola per vedere quanti italiani ci sono in Italia e come sono fatti si chiama censimento. È come un questionario che tu devi rispondere la verità».
«Le femmine leggono di più dei maschi e sono anche di più dei maschi. Però non fanno tutti i lavori dei maschi».
«Però la crescita zero adesso non c’è proprio perché con i figli degli stranieri siamo in vantaggio».
«Ci sono molti vecchi. In Italia ci sono più vecchi che giovani».
«È logico, se nascono sempre meno bambini».
«Prima, in passato, però, c’erano anche delle medicine peggiori. È anche per quello che le persone adesso invecchiano di più. Perché vivono di più. Se non invecchiavano, vuol dire che morivano prima».
«Per me è meglio se ci fossero più giovani, non più vecchi. Perché i vecchi sono brontoloni e non gli va mai bene niente. Poi hanno sempre i rimpianti. Vogliono sempre tornare indietro a quando anche loro erano bambini, erano giovani».
Dove vivono gli italiani?
«Allora, questa la so: ci sono tre regioni dell’Italia che hanno più popolo. C’è la Lombardia che come capoluogo di regione ha Milano. E lì ci sono anche il Milan e l’Inter come squadre di calcio. Poi c’è la Campania che ha come capoluogo Napoli, che ha anche una squadra di calcio fortissima. Poi…».
«Poi c’è il Lazio che ha come capitale di regione e anche capitale di tutta l’Italia Roma. E a Roma ci sono poi anche due squadre di calcio come a Milano. Ci sono la Roma e la Lazio».
«Le meno abitate invece sono il Molise che ha 71 abitanti per chilometro quadrato. La Basilicata 57. La Sardegna 69. La Val d’Aosta 39. Il Trentino Alto Adige 77».
Ma tu stai guardando la cartina!».
«Guarda che la cartina tematica e anche le altre cartine si possono guardare, veh?».
«Ci sono pochi abitanti in Val d’Aosta perché lì ci sono montagne molto alte. Perché lei è piccola come regione. Poi tutto il suo territorio è molto montagnoso e allora è difficile costruirci delle case».
«Perché le devi costruire storte e poi cadono».
«Però, anche se le costruisci, non è quello il problema, ma il lavoro e i campi, che sono difficili da coltivare e poi lì in montagna in Valle d’Aosta!».
«In Emilia-Romagna ci sono abbastanza abitanti, ma non tantissimi. Né tantissimi, né pochissimi. Il giusto».
«Gli italiani preferiscono vivere in pianura o vicino al mare perché è più bello e si vive meglio. Anche il clima, poi, vicino al mare, è meno freddo».
Altre cose che abbiamo studiato sugli italiani?
«La religione cattolica. Però esistono anche delle altre religioni come quella musulmana e le altre. Anche perché ci sono anche degli immigrati».
«Ci sono anche gli ebrei».
«Però quelle si chiamano tutte minoranze perché sono minori, in Italia. Vuol dire che in pochi credono in questi dèi. Invece in Gesù ci credono quasi tutti».
«In Italia».
«Certo».
«Poi hanno anche dei modi diversi di pregare».
«Però… Però una cosa che non ha ancora detto nessuno è che ci sono dei nomi diversi per le chiese. Cioè, per i cattolici si va a pregare in chiesa. Invece per i musulmani si va in un tempio che non si chiama chiesa ma moschea. Invece per chi è di religione degli Ebrei, che poi è un po’ simile a quella Cattolica, per loro non si va né in chiesa né nelle moschee, loro vanno nella sinagoga».
(il Manifesto – 15 Novembre 2018)