Avete fatto fatica a imparare la poesia sul tricolore di Roberto Piumini? Avete capito perché ve l’ho fatta imparare proprio per il 25 aprile? Cosa c’entra?
«Io ho fatto fatica, infatti non sono riuscito a imparare tutto un colore, ma solo metà colore».
«Ma c’era da imparare tutto un colore, cioè due strofe».
«Mi ricordo che all’inizio non ero capace di impararla a memoria ma dopo, piano piano, sono riuscito».
«L’abbiamo studiata adesso perché è la festa del 25 aprile. Perché il 25 Aprile di tanti anni fa sono arrivati in sfilata sulla via Emilia i partigiani e le partigiane e insieme a loro anche i soldati americani, con i carrarmati americani, che poi ci hanno salvato dai nazisti e dai fascisti, che se no eravamo ancora schiavi dei nazisti e dei fascisti».
«Noi l’abbiamo imparata adesso questa filastrocca perché il 25 Aprile è la festa della Liberazione, cioè gli italiani si sono liberati dai tedeschi e sono tornati liberi e hanno potuto sventolare la loro bandiera che poi è la bandiera italiana con i colori verde, bianco e rosso».
«Io ho imparato il colore rosso e non è stato difficile perché poi basta solo un po’ di allenamento. E poi non erano molti versi. Però se dovevo imparare a memoria tutte e sei le strofe, tutti e tre i colori, allora era molto difficile e non so se sarei riuscita».
«Però la festa del tricolore è il 7 gennaio, però non si sta a casa da scuola. Invece il 25 Aprile è la festa della Liberazione. Poi c’è anche il primo maggio che è la festa del lavoro e la nostra Repubblica, cioè l’Italia è uno Stato fondato sul lavoro che poi è l’articolo numero 1 della nostra Costituzione, il più importante. Infatti si può sventolare la bandiera non solo il 25 aprile ma anche il primo maggio».
«A me sembra che la nostra è una buona bandiera, una bandiera bella».
«Si può sventolare anche quando gioca la nazionale di calcio o anche di un altro sport. Perché la nazionale sarebbe poi la squadra di quella nazione e la nazionale italiana, poi, è l’Italia. Solo che a me dispiace molto che questa estate noi non ce l’abbiamo fatta a partecipare ai mondiali di calcio che ci sono in Russia perché secondo me potevamo essere iscritti anche noi, potevamo guadagnarci l’iscrizione e forse anche vincere la coppa del mondo perché l’Italia l’ha già vinta tre volte» (quattro, ndr).
Mi spiegate meglio di cosa parla questa poesia e come è fatta?
«È come una filastrocca, anche perché le filastrocche poi sono come delle poesie per bambini».
«È divisa in tre parti: il verde, il bianco e il rosso. Come la bandiera».
«Ogni verso, cioè ogni riga della poesia, della filastrocca, ha undici sillabe e infatti si chiama endecasillabo».
«Le rime non sono baciate, sono alternate. Tranne che alla fine di ogni strofa, che sono sei strofe».
«Però ci sono molte rime alterne tipo colline/assassine, gente/certamente, colore/fiore eccetera».
«Anche ragione /televisione».
«Anche sostanza/speranza».
«Io ho visto sul dizionario che bile vuol dire collera, rabbia. E frode vuol dire inganno, imbroglio».
«Anche a mia mamma questa filastrocca è piaciuta perché mentre mi interrogava la leggeva e la ascoltava anche lei e a lei è piaciuta molto, soprattutto il colore bianco».
Adesso vorrei che ognuno di voi la rileggesse e scegliesse due versi che gli sono piaciuti della poesia e me li dicesse. E mi spiegasse anche perché gli piacciono.
«A me piace “un verde che dona sostanza, / e non il veleno, alla nostra speranza”».
«A me “il bianco che l’anziano ha in testa, vivendo bene il tempo che gli resta”. Ho capito che il bianco che il vecchio ha in testa sono poi i suoi capelli bianchi, perché certi anziani hanno i capelli già bianchi o sono calvi».
«A me piace quando dice “rosso, ma non del sangue” perché così nessuno si fa male».
«A me piace alla fine quando dice rosso “colore del buon sangue, l’allegria / di stare al mondo con democrazia”. Perché è bello».
Ma perché è bello? Cosa vuol dire questa frase?
«Per me vuol dire stare bene insieme e decidere tutti insieme, ma con allegria».
«Vuol dire che una persona è felice, è allegro perché è viva».
«Vuol dire, per me, che se si comanda tutti insieme si è più felici perché poi, se sbagli, la colpa non è di uno solo ma è ma colpa di tutti».
(il Manifesto – 13 Settembre 2018)