Nuovo governo, stessa storia. Anzi, peggio. La scuola pubblica, dai politici italiani, non è vista come luogo di crescita, critica costruttiva, educazione, tolleranza, intelligenza, ma come media o social media, come tv. In una parola: come mezzo di propaganda.
E chi lavora nella scuola? Conseguentemente, come strumento, come soldato, come propagandista di chi è al potere in questo o in quell’altro momento. D’altra parte può un docente-dipendente parlare male della propria scuola-azienda? No. Pena, come già accaduto alla docente che ha insultato un comportamento delle forze dell’ordine, il licenziamento.
I fatti? La dirigente scolastica Laura Scalfi sul suo profilo Facebook – non a scuola, quindi – ha commentato negativamente la scelta dell’Italia di chiudere i porti alla nave Aquarius e ai 629 richiedenti asilo che trasportava, dirottati poi verso Valencia dopo che la Spagna ha annunciato di essere pronta ad accoglierli: “#Spagna civile. #Italia governata da criminali che riducono alla fame 600 disperati”.
Un’opinione. In un Paese, il nostro, che prevede ancora la libertà di opinione. Però l’opinione non è piaciuta all’onorevole della Lega Vanessa Cattoi. Alla deputata del Carroccio non è piaciuto, soprattutto, che tale opinione arrivasse da chi si occupa di scuola. E ha scritto: “Il ruolo dell’insegnante dovrebbe prevedere l’astensione dal commento politico”.
In rete si è scatenato un dibattito che ha infiammato il web. Dal comunicato stampa della leghista: “Come può una dirigente di un istituto professionale scrivere una cosa simile? Il ruolo dell’insegnante dovrebbe prevedere l’astensione dal commento politico anche perché, altrimenti, potrebbero sorgere dubbi circa l’imparzialità dell’insegnamento stesso. Vorrei ricordare alla signora dirigente che pensare prima al benessere dei propri concittadini non è essere criminali ma è non essere discriminanti nei confronti della nostra gente che lavora onestamente, paga le tasse e chiede solo di vivere in un Paese più sicuro ricevendo i giusti servizi dallo Stato”.
Il vero punto è: un docente può o no esprimere la propria opinione politica? Liberamente? Almeno quando non è in servizio? Risponde la dirigente Scalfi: “Esiste un articolo della Costituzione che tutela la libertà d’espressione e non mi pare che escluda i dirigenti scolastici. Esiste anche la norma per cui i parlamentari si impegnano a far rispettare la Costituzione. Questo mi aspetterei, da una deputata. A scuola c’è una pluralità di idee, i ragazzi sono condotti allo sviluppo del senso critico. In vista delle elezioni, abbiamo invitato i rappresentanti di 5 Stelle, destra e sinistra. Perché questo è il senso della scuola. Altro discorso è la mia pagina Facebook, che è una pagina privata, a cui i miei ragazzi non hanno accesso, finché sono studenti. E questo perché è una limitazione che ho posto io, benché non tenuta a farlo, e che mi sembra opportuna. Se l’onorevole Cattoi ritiene che il suo tempo di deputato sia ben speso, passandolo a guardare i siti delle persone anziché fare quello per cui è stata eletta, va bene. Ma se mette in dubbio la mia professionalità, quei dubbi li deve dimostrare. Che lei non condivida le mie idee, è del tutto legittimo. Che un governo si batta per modificare la convenzione di Dublino, e batta i pugni sul tavolo a Bruxelles, è altrettanto legittimo, è stato votato per questo. Ma io ritengo che non si possano fare scudo di 600 e più persone che sono in mare e aspettano che qualcuno faccia loro sapere dove andare. Io lo trovo sbagliato. È la mia idea. E la dico. Almeno finché la legge lo permetterà”.
Vale la pena, a proposito, ricordare ancora una volta le parole scritte da don Milani nel 1965 nel libro “L’obbedienza non è più una virtù”: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
Ecco, vale la pena ricordare al nuovo governo che educare è sempre un atto politico, che non vuol dire partitico, perché se l’educazione non è trasformativa, per tutti, e verso un mondo migliore possibile per ognuno, allora semplicemente non è educazione, ma un’altra roba che sarebbe bene approfondire.
Il commento a titolo personale della dirigente scolastica non ha incontrato il gradimento dell’onorevole leghista? E allora? Cosa c’è di strano, in una democrazia? Se l’onorevole Cattoi sapesse quante volte ai docenti italiani è capitato di non incontrare il gradimento dei nostri politici!