Chi si ricorda cosa sono gli aggettivi qualificativi?
«Dei verbi? Ah, no. Dei… Non lo so».
«L’abbiamo fatto anche lo scorso anno. Io lo ricordo. Delle parole che spiegano come è una cosa».
«Rispondono alla domanda come è. Per esempio un ragazza: è alta? È bella? È bionda? È brutta? È mora? È grassa?».
«Allora anche un ragazzo».
«Certo, anche un ragazzo: è alto? È basso? È studioso? È veloce?».
«Sono delle parole che spiegano come sono i nomi: ma si chiamano aggettivi qualificativi perché non sono dei nomi e neanche degli articoli perché poi gli articoli sono un’altra cosa ancora, sono anche più corti degli aggettivi qualificativi».
«Se tu dici che ci sono dei gatti, cioè dei gatti maschi, dopo l’aggettivo qualificativo e belli, non belle o bello, perché…».
«Perché concordano. Perché concordano i nomi con gli aggettivi, devono…».
«Cosa vuol dire concordare? Non mi ricordo…».
«Vuol dire che sono uguali. Il nome, l’articolo, l’aggettivo qualificativo… Mettiamo che uno è femminile e plurale? Allora tutti sono femminile e plurale!».
«Bello! Così si fa prima a fare l’analisi grammaticale».
Vabbe, comunque quest’anno abbiamo studiato una cosa nuova: la casa dell’aggettivo qualificativo. Mi spiegate come funziona? A cosa serve?
«Allora, nella casa ci sono tre piani. È come una palazzina. Poi sopra c’è il tetto. A piano terra, che poi si chiama primo piano… A piano terra c’è il grado positivo, cioè il primo grado. È quando c’è un aggettivo qualificativo e basta. Come… Come intelligente. Come: quel bambino è intelligente. Non c’è un confronto».
«Il secondo piano si chiama comparativo proprio perché c’è sempre un confronto. Cioè un confronto tra uno e un altro. Un paragone».
«Però al secondo piano ci sono tre stanze».
«Fare una comparazione ci hai spiegato che vuol dire fare una differenza tra uno e l’altro, fare dei confronti».
«Le tre stanze sono: comparativo di maggioranza se c’è più alto di, comparativo di minoranza se c’è meno alto di e comparativo di uguaglianza se c’è uguale come. Oppure anche alto quanto. Perché come è come dire quanto. È la stessa cosa, a che se sono due parole diverse».
«Posso dire io il terzo piano? Il terzo piano è il piano superiore, il terzo piano».
«Ma sai come si chiama?».
«No».
«Ma ci sono solo tre piani? Non c’erano due piani e basta? Allora non è una casa, è una palazzina!»,
«Il terzo piano è fatto di due stanze, non di tre stanze come il secondo piano. La prima stanza si chiama superlativo assoluto ed è facilissimo: quando finisce in issimo».
«Vuol dire il migliore del mondo».
«Però anche se c’è molto veloce è sempre superlativo assoluto perché molto veloce vuol dire sempre velocissimo».
«Anche extra veloce».
«Bravissimo è un aggettivo qualificativo superlativo assoluto. Però è sempre maschile e singolare. Se invece dicevo bravissime era superlativo assoluto ma femminile e plurale».
«A me piace molto fare l’analisi grammaticale degli aggettivi qualificativi perché li ho capiti bene e li so fare veloci».
«Anche a me piace fare le gare, le sfide alla lavagna di me e uno di un altro gruppo per guadagnare il punto, se finisco prima io e non faccio errori».
«Per me è un po’ difficile il superlativo relativo».
«No, è facile. Vuol dire che lui è il più bravo, però non è bravissimo, non è il più bravo del mondo. Cioè, nella sua classe è il più bravo della classe, o il più veloce, ma il mondo è grande e magari in un’altra classe o in un’altra scuola ci può essere anche uno studente più bravo di lui o di lei. Anzi, secondo me ci sarà senza dubbio, perché ci sono tantissime scuole e tantissime classi in ogni scuola e insomma è molto difficile essere il migliore del mondo».
«Anche per me è facile il superlativo assoluto perché poi, se davanti c’è l’articolo, capisci subito che lui è il superlativo assoluto perché non può essere che quello».
«A me gli aggettivi piacciono di più degli articoli, però i miei preferiti sono sempre i nomi».
«Io preferisco gli aggettivi di maggioranza, quelli del secondo piano».
(il Manifesto – 1 Marzo 2018)