La scuola dell’autonomia, si diceva. La scuola azienda della libera concorrenza. Così siamo arrivati al razzismo della scuola di classe. A partire dalla scuola? Certo. Così siamo arrivati ad una scuola che, da tempo, non è più quella della nostra Costituzione. Fin dalle premesse. Fin dalla propaganda e dalla pubblicità. Con licei che, attraverso i propri professori e presidi, – i propri educatori, quindi, – per attrarre studenti e famiglie, – i clientes della scuola azienda, sempre più privatizzata e malconcia e in lotta intestina con se stessa, descrivono come un vantaggio… tenetevi forte: l’assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata”.
Proprio così.
Violando allegramente i principi della Costituzione e si travisa completamente il ruolo della scuola, come riconosciuto anche dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Ma il patatrac intanto è già successo. E’ in corso da anni.
Perché siamo già, da anni, nella cultura di chi separa meritevoli e immeritevoli alla nascita. O quasi.
Con tanti licei, da Milano a Roma, ma non solo, che hanno presentato, appunto, come propri punti di forza della cosiddetta offerta educativa ( educativa, eh? pensiamo bene alle parole che stiamo usando; punti che dovrebbero, dunque, favorire “la coesione” e “l’apprendimento” dei singoli studenti), non una metodologia all’avanguardia o una scelta di professori super preparati, ma ahimè! l’assenza, tra gli alunni, di ragazzi di origine straniera, poveri e disabili.
Ecco, questa, oggi, è la qualità della scuola che viene venduta.
Tutta fuffa.
Ma è proprio così.
Basta leggere sul portale istituzionale “Scuola in chiaro”, dove ogni istituto pubblica il proprio Rav, Rapporto di autovalutazione. Solo ora la ministra si accorge che la scuola italiana, in questi ultimi anni, ha fatto passi da gigante: ma indietro, invece che in avanti? Sì, solo ora. Probabilmente fuori tempo massimo.
La capacità di inclusione e integrazione della scuola italiana, riconosciuta anche a livello internazionale, che era uno dei nostri unici fiori all’occhiello, ora è un ricordo: il fiore all’occhiello è velocemente appassito.
Non a caso, però.
Ma grazie alle sconsiderate politiche scolastiche degli ultimi anni e alla cosiddetta cultura meritocratica che si è voluta diffondere come toccasana, senza capire che, in realtà, è solo portatrice di sventura e incubatrice di crescenti differenziazioni, paure, esclusioni, razzismi, che poi, magari, fingiamo di non spiegarci quando i bambini e i ragazzi crescono e diventano uomini e donne.
Cara ministra Fedeli, bisogna mettersi d’accordo con se stessi: o una scuola è inclusiva e democratica, o è antidemocratica e meritocratica; o è la scuola della Costituzione o non lo è. Fin dalle premesse.
Voi, genitori, dove preferite iscrivere i vostri figli?
Sicuri?